Buonasera
e grazie a tutti di essere intervenuti
Intanto
voglio subito ringraziare Ilva Primavera e il maestro Franco Manuele
per averci regalato questo squisito acquerello facendoci entrare con
la mente in uno dei vicoli degli antichi Quartieri Spagnoli di
Napoli.
Mi ha appena detto che alla fine di questo incontro, con la
sua arte canora, ci regalerà un altro meraviglioso momento della sua
e della nostra Napoli.
Napoli.
La città dei contrasti.
luce
e buio, sotto e sopra, bene e male, poi l'odio e l'amore.
Acqua
e fuoco.
L'immagine
del Fuoco come quella del mare, quindi dell'acqua, appartengono
profondamente all'immagine di Napoli.
Città
costruita sul fuoco con pietre di fuoco
La
pietra.
La
nuda pietra sputata dal Vesuvio, lo stesso sputo che coprì Pompei
duemila anni fa.
Nuda
pietra di fuoco, vomitata da una terra carica di energia, ardente di
bellezza.
Fuoco,
del centro della terra che si proietta verso il cielo, energia,
bellezza, che poi si spegne nell’acqua di mare.
Prima
era Fuoco, poi pietra, poi città.
Napoli
è fatta dall'elemento naturale
che più di tutti vive nella più contraddittoria delle opposizioni
ma che senza l'una delle due componenti, di tale opposizione, non ci
può essere l'altra: la vita e la morte.
Napoli
è fatta di Fuoco
La
città di Fuoco
Scintillante,
danza di antiche spade, oro
lucente,
divampa dalle narici del drago.
Vento.
Straccio
svolazzante, trasparenza,
seta
luminosa, forma, sinuosa,
vellutata,
rosa, rosso, giallo, arancio.
Ardente,
agita il niente. Forma impossibile,
indefinita
forma, consumi e distruggi,
armata
di passione, bruci il mare.
Umido
sapore salato scivola nel tempo.
Morbida
è la notte, lontana, nella gola ardente.
Incanti
il gabbiano, controvento si agitano,
dentro
e impazziscono formiche e farfalle,
dai
mille colori, svolazzanti annebbiano il pensiero
Fumo,
di niente, dall'alto fin dentro la mente.
Indefinita
forma, il tuo segreto è l'acqua.
La
tua voce incanta il serpente.
Disegni
draghi nel vento.
Luce
brillante, un lieve passaggio, e poi
il
vuoto.
Abbaia
al vento un cane randagio.
Paura,
mare agitato, luna piena,
...è
una carezza, è fuoco.
Stasera
parleremo del libro
<<Fuoco
ai quartieri Spagnoli>>
Ne
parleremo insieme all'autore:
-Attilio
Belli, docente di Urbanistica alla facoltà di architettura di
Napoli,
-Giacomo Ricci, anch'egli
docente di architettura, prima alla facoltà di Napoli poi di
Perugia, che già abbiamo avuto l'onore di ospitare nel nostro
salotto per presentare il suo libro, guarda caso, dal titolo Pietre
di Fuoco.
Il
libro
Giacomo
Molino, detto Comò, napoletano è il protagonista del libro ed è da
sempre “ossessionato dal fuoco”.
Da
giovane, negli anni 70, è una figura ribelle, uno studente
universitario attivo politicamente vicino ai gruppi estremisti e
terroristici dell'epoca .
Già
all'epoca il suo carattere si costruisce in quel territorio di
confine tra l'essere intellettuale e uomo di azione politica; un
vero uomo di azione politica negli ambienti dell'estremismo era non
tanto chi usava la parola ma l'atto spesso terroristico per imporre
la sua idea di società e di città.
Per
non essere definitivamente trascinato nella lotta armata va via da
Napoli e si rifugia a Parigi, vivendo per 25 anni in una zona grigia
delle periferie parigine, portando con sé la sua “ossessione
per il fuoco” e il suo amore per Napoli.
Nel
libro questo amore-attaccamento alla sua città è
simbolicamente rappresentato da un coccio di terra-cotta decorata di
un vecchio vaso di Vietri, che lui gelosamente conserva quasi fosse
un cimelio.
Dopo
quella permanenza, di un quarto di secolo nella capitale francese,
decide di ritornare a Napoli.
Attilio
Belli all'inizio del libro usa una immagine che è la metafora del
viaggio.
Il
viaggio di ritorno. Una costante nella narrazione di tutti i tempi
per descrivere quel luogo mentale prima che fisico dove tutto è
possibile, dove tutto può accadere: un non-luogo, una zona di
passaggio, di confine, di tramite tra tempi e luoghi diversi della
vita di un personaggio.
Nel
caso del protagonista del libro, di Comò, è espressa nella metafora
del viaggio di ritorno la necessità, il bisogno di andare oltre ciò
che appare davanti ai suoi occhi, ormai, scontato, e di sentirsi
protagonista attivo di un possibile cambiamento del suo luogo di
origine.
“..un
oceano di goccioline, alberi che scompaiono alla vista, colori che
stingono, il desiderio assillante di sbucare fuori al più presto da
quella esplosione d'acqua, che pervade e opprime”.
Subito
dopo nel libro prepotentemente entra l'immagine del fuoco.
Il
fuoco: simbolo del bene e del male. Della vita e della morte.
Il
fuoco purificatore di ogni cosa.
Il
fuoco, come simbolo, è sempre e da sempre presente nella
rappresentazione di Napoli: è uno degli elementi su cui è costruita
una immagine codificata di Napoli: nel mito come nella poesia, nella
letteratura come nella commedia, nella canzone come nella iconografia
e nelle feste tradizionali della città l'uso più spettacolare che
si fa del simbolo fuoco è nel contrasto fuoco-acqua: nella festa
della madonna del mare O' ffuoc a' mare.
Napoli
è la città costruita all'ombra della montagna di fuoco.
Il
fuoco che dal centro della terra è spinto da una potente energia che
un grande della poesia contemporanea napoletana De Luca dice essere
la Bellezza, l'energia che vince la forza di gravità, che si
proietta verso l'universo, per poi cadere e spegnersi nell'acqua del
mare.
Azione
e parola
La
vita del protagonista è disegnata dall'autore come un continuo
oscillare sulla decisione di doversi imporre con il simbolico fuoco
distruttore-rigeneratore oppure con la parola.
“erano
i disastri, le bombe, il terrore a forgiare il carattere di un tempo
storico o invece gli scrittori, i narratori, i romanzieri penetravano
più potentemente nelle menti umane?”
Conoscendo
sempre di più il protagonista, leggendo il libro, sembra essere più
orientato verso la seconda delle alternative.
Per
penetrare nella mente e nei cuori di chi potrebbe e dovrebbe fare
qualcosa per Napoli, si deve usare la strada della narrazione.
Bisogna
usare il fuoco della parola per accendere la passione di chi può
agire sulle trasformazioni perché senza la quale anche gli
strumenti più raffinati e tecnologicamente avanzati in mano ai più
qualificati tecnici risultano vani nella trasformazione e nel
racconto di una città, e di una città come Napoli in particolare,
se non c'è il fuoco della passione che solo la parola lo può
accendere.
Ritornato a Napoli, pur vivendo
al centro della città, vive in una zona esistenziale ai margini, in
una fascia grigia dove all'interno della quale si può incontrare di
tutto.
E, quando in quella zona grigia
della società gira la voce che è arrivato a Napoli un ex
terrorista, esperto di incendi, incontra una serie di personaggi
che il fuoco, l'incendio spettacolare da lui sognato da una vita, lo
vogliono sul serio.
E' cercato dal terrorista
islamico, come dal boss di quartiere, dal costruttore senza scrupoli
che vuole un incendio diffuso per distruggere per poi ricostruire ad
alcuni componenti degli ultrà, dai ragazzi dei centri sociali che
vogliono imitare la ribellione delle periferie parigine incendiando
auto fino ad una bella ragazza spregiudicata che fa da tramite tra
lui e alcuni di questi personaggi.
Il protagonista per vivere
accetta di fare il badante di un anziano signore, accompagnandolo ed
evitando che possa farsi del male, ma il suo vero ruolo nel libro
sembra essere quello del badante non tanto di questo anziano signore
ma della sua città.