CUM
FINIS
Il
salotto ANTICHITA' SCIPPA arte&cultura
presenta
opus
reticulatum
Fotografie
di Malja Brando
a
cura
di
Mario Scippa
Opus
reticulatum (opera reticolare)
è una
tecnica edilizia romana tramite cui si realizza il paramento di un
muro in opera cementizia. E' una tecnica antica presente già in
epoca augustea. Anche dopo l'introduzione dell'opera laterizia se ne
continuò l'uso ancora nella seconda metà del II secolo d.C., con
ammorsamenti in mattoni sugli spigoli (opera mista o opus mixtum).
Il mattone,
il muro, la rete. Gli elementi del muro antico romano.
Il Mattone,
come una parola in una poesia. La poesia, un singolo muro che si
innalza, delimita, separa e unisce allo stesso tempo: il limis,
il limite, il confine. La rete, l'insieme dei racconti sul limite,
sulla linea che separa ed unisce allo stesso tempo.
Napoli, le
sue origini nell'antichità classica, il mito, la storia che si legge
sulla magia ortogonale dell'impianto urbanistico della città e che
riflette il modo di organizzare il muro degli antichi.
Questa prima
personale di Malja Brando, all'interno della rassegna CUM FINIS è
dedicata all'opera reticolata, all'opus reticolatum, che è alle basi
della forma della nostra città.
L'ortogonalità,
la rete, nelle immagini proposte da Brando è una mia personale
esigenza di avere un riferimento certo, una sorta di ordine da cui
partire per un improbabile racconto della città.
La rete è
costruita da Malja Brando con ombre, luci, riflessi e con le antiche
pietre che evocano le origini. Il blu, il colore del mare, in una
rete di nodi che rivela un rapporto difficile e allo stesso tempo
naturale col mare che a Napoli non è mai una porta verso l'ignoto,
una finestra sconfinata in cui perdere lo sguardo, ma il suo ventre.
Il ventre di una città saturo di liquido amniotico dove nascono e
annegano sogni, desideri, paure, speranze, amori e dolori di ogni
napoletano, e dove lo sguardo da qualsiasi parte ci si mette
incontra sempre qualcosa mai una piatta linea di contatto tra il blu
dell'acqua e il blu del cielo.
Il cielo
riflesso nella rete di acciaio e di vetro, nella vana speranza di un
progetto di una forma futura, ma che non ci appartiene.
Napoli è
una città di mare costruita su una rete, l'antico tracciato
ortogonale su un terreno di fuoco con pietre di fuoco
Napoli
11 Maggio 2012
M.S.
Mario Scippa e Malja Brando |
Mentre scrivevo per queste fotografie, guardandole, e pensando all'acqua, all'aria, al fuoco, alla terra e all'opera reticolare che caratterizza la storia del nostro territorio, mi è venuto in mente un mio vecchio piccolo scritto dedicato ad una città sepolta tanti, tanti secoli fa dalle ceneri del Vesuvio. Pompei.
Città
Era
una strada, lunga, tortuosa,
leggermente
in salita. Il sole
sembrava
dar vita alle pietre.
Colonne,
volti stupiti. Segni,
di
fuoco e di acqua, scolpivano
il
paesaggio. La dimora di Efesto.
Gigante
dormiente, sulle rovine
della
città morta, sei ancora di vita.
La
luce scivola modellando luoghi.
Templi,
lupanari. Vizi, miti, sogni,
desideri,
la paura scolpita nei volti
di
pietra. Occhi, spalancati di bambina.
Lontana
nel tempo, una lacrima.
Sul
volto una luce: il sogno.
Del
solitario viaggiatore, creatura fragile,
ridente,
sei anima sfuggente, Sola.
Incastrata
nel muro è la tua mano.
Luce,
acqua, pietra, fuoco.
Anima
mia.
M.S.
(tratta
da: IL COSTRUTTORE DI ILLUSIONI,
di Mario Scippa)