giovedì 11 ottobre 2012

Il Dolore. Perchè? di Aldo Di Mauro Presentato il 10/10/2012


Buonasera a tutti e benvenuti al salotto letterario Antichità Scippa.
Ringrazio la scrittrice Brunella Brizio per aver regalato ancora una volta la sua bella voce e la deliziosa ed elegante presenza al salotto, e il maestro Carlo Molinelli, ormai presenza indispensabile da noi, che con le sue melodie riesce a rendere magici i nostri incontri.


Stasera parleremo del libro di Aldo Di Mauro 
IL DOLORE. PERCHE'?


Nel corso della serata ascolteremo e vedremo l'ultimo intervento pubblico del professore emerito Mario Coltorti . Quello del 15 ottobre del 2008, proprio alla presentazione del libro di Aldo di Mauro che si tenne all'istituto italiano degli studi filosofici di Napoli. 

Il Professore emerito Mario Coltorti, che tutti voi conoscono per la sua umiltà per la sua grande professionalità, e per la sua grande scoperta che ha dato lustro alla scienza italiana contribuendo alla conoscenza della fisiopatologia del fegato ed all’identificazione delle transaminasi.

Lui rimproverava quelli che lo definivano sempre professore emerito. Proprio come alla presentazione del libro di Di Mauro, quando venne definito con quel titolo dal coordinatore dell'evento Prof. Raffaele Pempinello, disse scherzando che non poteva considerarsi tale perché anticipò il suo prepensionamento all’Università di cinque anni, andando via dall’Accademia sbattendo la porta. 



E aggiunse: “sono un ‘professore pentito’, non un professore emerito».
Insieme all'autore Aldo Di Mauro e con lo spunto di riflessione che ci giungerà dall'intervento video del professore Coltorti, parleremo del dolore, di quella particolare dimensione che tutti, chi in un modo chi in un altro, abbiamo vissuto nell'arco della nostra vita. Una dimensione comune a tutti che nonostante sia vista come qualcosa di estremamente negativa è una di quelle dimensioni che ci fa sentire con tutto il suo spessore l'essenza della nostra esistenza, ci fa sentire vivi e anche apprezzare di più le gioie che la vita ci regala.

Passa la rondine e con essa estate,
E anch’io, mi dico, passerò…
Ma resti dell’amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall’inferno arrivo a qualche quiete…”

da il Dolore, di Giuseppe Ungaretti , uno dei poeti che amo di più, disse in una intervista. «Il dolore è il libro che di più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi parrebbe d’essere impudico. Quel dolore non finirà più di straziarmi». Eppure dalla sua penna sono usciti frammenti di bellezza dalla dimensione infinita, pensate a quella meravigliosa poesia dal titolo Mattina:
Mi illumino di immenso”

che meraviglia!

In tutti i tempi, da che mondo è mondo, poeti, filosofi, pensatori, si sono soffermati e hanno riflettuto sulla dimensione del dolore. Ho avuto modo di leggere alcuni libri di Aldo Di Mauro e l'autore è da considerare, dal mio piccolo punto di vista, un poeta contemporaneo che in perfetta sintonia con i classici di tutti i tempi, ci fa sempre riflettere su alcuni temi profondi della vita.
Sì! non avete capito male, ho detto poeta.
Perché il suo modo di scrivere è tipico di chi fa poesia, vera poesia. Di mauro scrive con leggerezza.


Italo Calvino disse che la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura, con i mezzi linguistici che sono quelli del poeta, indipendentemente dalla dottrina del filosofo che il poeta dichiara di voler seguire. Quando leggo qualche articolo su Di Mauro vedo che gli danno sempre il titolo di filosofo, secondo me erroneamente, perché ogni argomento da lui trattato, come quello del dolore in questo libro, partendo da riflessioni di carattere filosofico, ovvero facendo filosofia nell'accezione piena della parola, che dal greco (filèin), "amare", (sofìa), "sapienza", ossia "amore per la sapienza" l'autore affronta sempre i suoi scritti ponendosi domande e riflettendo sul mondo e sulla natura dell'uomo, indaga sempre sul senso dell'essere e dell'esistenza umana e si prefigge inoltre il tentativo di studiare e definire la natura, le possibilità e i limiti della conoscenza, ma il particolare che contraddistingue Di Mauro e che è la leggerezza con cui naturalmente riesce ad affrontare i temi più profondi della vita, una leggerezza che solo i veri poeti riescono ad ottenere con la parola scritta.

Questo libro non è un manuale con risposte preconfezionate ai vari aspetti del dolore indagato nei vari campi, dalla medicina alla psicologia, dalla filosofia alla teologia.
In poche sintetiche pagine l'autore, come in un abbozzo di un grande artista, ci fa intravedere un profilo del suo grande spessore culturale, umano e poetico. Un abbozzo di un autoritratto della sua complessa ed eclettica personalità, che da raffinato e poliedrico intellettuale riesce a spaziare in vari campi del sapere sempre con quella leggerezza che lo contraddistingue e che mi ricorda tanto una figura mitologica dell'antica Grecia che incarnava lo spirito del passaggio e dell'attraversamento, che si manifestava in qualsiasi tipo di scambio, trasferimento, violazione, superamento, mutamento, transito, tutti concetti che rimandano in qualche modo ad un passaggio da un luogo, o da uno stato, all'altro. Nei suoi scritti e nelle conversazioni che ho avuto con lui mi ricorda quella figura mitologica che era in relazione con i cambiamenti della sorte dell'uomo, con lo scambio di beni, con i colloqui e lo scambio di informazioni nonché, ovviamente con il passaggio dalla vita a ciò che viene dopo di essa. La figura poetica e intellettuale di Aldo Di Mauro mi ricorda Hermes, per i romani Mercurio, il messaggero degli dei che viaggiava leggero sui suoi sandali alati.
M.S.



Senza Volto.

Morsa nel petto, stringe, non sa.
L'aria manca è la paura. Arriva
un leggero dolore, fiore che va.
Nuvola, fluttuante, nell'aria vola.

L'immensità, dentro si fa largo
silenziosa, avvolge gli sguardi
orizzonti lontani smarriti nel lago
blu. Poi viola, bianco, grigio. Nero.

Passo felpato di giovane donna.
Colorata, leggera, mossa dal vento
la sottile e trasparente veste rossa.
Rosea è la pelle, avvolge l'inganno.

Serpente, senza volto, corpo di donna,
è intorno all'idea, che soffoca dentro
un alcova senza pareti. La luce, fioca,
indebolisce gli sguardi, già stanchi.

Poi, tango. Movimenti lenti, brivido
sui pori della pelle. Capezzoli induriti
e mani che strisciano sul caldo fianco
morbido. Profumo d'Oriente.  Corpi.

Uniti nell'infinito

M.S.
(pubblicata ne: IL COSTRUTTORE DI ILLUSIONI di Mario Scippa)



La scrittrice Brunella Brizio
Il Giornalista Giuseppe Giorgio tra il pubblico


Aldo Di Mauro, il fotografo Antonio Coppola e il Maestro Carlo Molinelli


giovedì 4 ottobre 2012

LIMEN. Fotografie di Luca Canzanella. Il Mio Intervento di presentazione al Salotto il 3 Ottobre



CUM FINIS
13 FOTOGRAFI RACCONTANO NAPOLI DA UNA ZONA DI MARGINE

PRESENTA

LIMEN
Fotografie di Luca Canzanella
a cura di Mario Scippa

Buonasera a tutti e benvenuti a questo quarto appuntamento della rassegna CUM FINIS, insieme sul limite. L'avventura che abbiamo iniziato prima dell'estate insieme all'editore Pompeo Paparo e i 13 fotografi, per raccontare un frammento di Napoli da una zona di margine, partendo dal presupposto che la fotografia, come la poesia, è uno strumento per andare oltre i confini del sensibile, in quel territorio dove è possibile rintracciare la bellezza.
Confini, Sensibile, Oltre, bellezza. Narrazione per frammenti. Napoli.
Abbiamo iniziato questo viaggio per narrare la città di Napoli da una zona di margine partendo da ciò che simbolicamente rappresenta un possibile tracciato ordinatore, con Opus Reticulatum, l'opera reticolare che ci ha proposto Malja Branndo con le sue geometriche astrazioni, per poi fare un viaggio sulla superficie sensibile della città, che ci ha proposto Massimo Buonaiuto con Cutis Parthenope, una bella interpretazione della l'evanescente pelle della città che il fotografo l'ha individuata nel cielo di Napoli.
Stasera è Luca Canzanella, il fotografo che ci propone Limen, una visione di un frammento di una immagine concettuale della città da un punto di vista particolare, un luogo che è sempre cerniera e filtro tra due diversi luoghi: la "soglia".
Napoli è una città caratterizzata da tanti centri definiti da tanti margini, a volte fisici altre volte solo concettuali. La complessità della città è data dall'intersezione, la sovrapposizione, il completamento e la differenziazione di tutti i centri che la compongono.
L'elemento spaziale che mette in relazioni questi luoghi è la soglia. Limen, soglia, è qualcosa che si pone fra due cose. È il momento di comunicazione tra due luoghi, delimita e apre allo stesso tempo.
La soglia non ha bisogno di confini netti. Gli spazi che connette sono spazi che essa stessa apre, senza per questo conchiuderli reciprocamente. Non coincide con un’apertura nel perimetro.
LIMEN è l'apertura del perimetro. L'apertura di ciò che dà luogo al perimetro e allo spazio che il perimetro racchiude, è il punto di indifferenza tra dentro e fuori. 
Essere su una soglia significa precedere e succedere ogni luogo.


Canzanella con le sue foto mi ha fatto riflettere su un particolare secondo me estremamente significativo nella definizione del concetto di Soglia. Quel particolare è il movimento.
Il movimento è ciò che da senso spaziale ad una soglia.


LIMEN è tale solo finché lo si percorre, attraversa.
Se fermassimo il nostro cammino, annulleremmo la soglia stessa.
La soglia avviene in una variazione. 


La variazione implica un prima e un dopo, un al di qua e un al di là.
Quindi la soglia è sempre soglia di qualcosa per qualcuno in movimento, come nella fotografia di Luca Canzanella, più che un luogo fisico oggettivo è quasi un concetto spaziale soggettivo.
Luca Canzanella, rappresentando fisicamente dei luoghi Soglia della città, ci fa varcare lo spazio della sua personale soglia concettuale . Muoversi da uno spazio a un altro è possibile se e solo se si attraversa una soglia. Ciò non significa annullare le differenze, abbattere qualunque confine, ignorare ogni margine considerandolo come semplicemente illusorio. Piuttosto si tratta di rivedere la soglia che li ha permessi, ridipingerla, ripeterla in nuove figure, per rilanciarne così la scommessa, per ripristinarne il senso, cambiandolo per rispettarlo. Capire le soglie, confrontarsi con esse, vuole dire non solo capire come sono accadute e cosa hanno “provocato”, bensì anche dove conducono e quale “senso” assegnano allo spazio, quale direzione permettono e quale destino designano. .
Nel rintracciare le soglie che ci circondano e che configurano il mondo noi rintracciamo il mondo stesso. Questo significa aprirci a possibili nuove configurazioni del mondo stesso, tendenti alla liberazione dalla superstizione dei margini e dei confini naturali o necessari, oggettivi prima e oltre ogni loro possibile definizione. Definire una soglia significa pertanto ripeterne il gesto, rifondarla in un movimento che le ridona un luogo attraverso nuovi e autentici orizzonti di senso.
La soglia incarna l’infinito come attuale nella continuità del suo incedere. Come nella quarta fotografia proposta da Luca Canzanella, dove è il movimento, che si svolge senza alcun margine, senza alcun confine, che esprime per immagine il significato concettuale della Soglia, del LIMEN ricercato dal fotografo.
M.S.


Limen

Da dov'era partita, seguendo la linea
fino all'infinito, arrivò.
Cerchio.
Sacro tempio. Inviolabile fortezza,
denti aguzzi di un affamato coccodrillo.

Muri, stanze. Dov'è la parola?
La porta! Il Varco, La soglia.
Il suo passato perso, tra ventiquattro porte
La mano incerta provò. Nuova si aprì
davanti a lei una stanza.

Orizzonte bloccato, linea spezzata.
Poi ancora porte, ventiquattro.
Al centro un violino,silenzioso
equilibrio col fuoco,
il suo cielo la volta, vela senza centro.

Cercatrice del mistero nel cerchio,
bloccata è sulla soglia.
Di notte, antichi Muratori,
riflessi negli occhi di una scimmia,
innalzavano muri,
Mario Scippa in una foto di Malja Brando
Mario Scippa e Luca Canzanella in una foto di Malja Brando
di perché.
M.S
















martedì 2 ottobre 2012

dal 3 OTTOBRE ore 18.00. LIMEN fotografie di LUCA CANZANELLA al Salotto Antichità Scippa




Quarto appuntamento della rassegna 
CUM FINIS, insieme sul limite. 
L'avventura che abbiamo iniziato prima dell'estate insieme all'editore Pompeo Paparo e i 13 fotografi, per raccontare un frammento di Napoli da una zona di margine, partendo dal presupposto che la fotografia, come la poesia, è uno strumento per andare oltre i confini del sensibile, in quel territorio dove è possibile rintracciare la bellezza.
Confini, Sensibile, Oltre, bellezza. Narrazione per frammenti. Napoli.
Abbiamo iniziato questo viaggio per narrare la città di Napoli da una zona di margine partendo da ciò che simbolicamente rappresenta un possibile tracciato ordinatore, con Opus Reticulatum, l'opera reticolare che ci ha proposto Malja Branndo con le sue geometriche astrazioni, per poi fare un viaggio sulla superficie sensibile della città, che ci ha proposto Massimo Buonaiuto con Cutis Parthenope, una bella interpretazione della l'evanescente pelle della città che il fotografo l'ha individuata nel cielo di Napoli.
Stasera è Luca Canzanella, il fotografo che ci propone Limen, una visione di un frammento di una immagine concettuale della città da un punto di vista particolare, un luogo che è sempre cerniera e filtro tra due diversi luoghi: la "soglia".




Appuntamento: al 
SALOTTO ANTICHITA' SCIPPA arte&cultura
Mercoledi 3 Ottobre ore 18.00
interverranno:
Luca Canzanella, L'autore
Pompeo Paparo Editore
Mario Scippa Curatore della rassegna.

Ingresso libero e buffet