martedì 15 aprile 2014

ONDE Parole e Musica


ONDE.
Parole e musica.
Testi e voce narrante di MARIO SCIPPA
Musiche e arrangiamenti di DARIO PERRONI
Onde è un viaggio postmoderno all'interno della lingua napoletana.
Un viaggio ai confini dello stereotipo, insieme alla maschera che più rappresenta la lingua
napoletana: Pulcinella.
Il pulcinella di Mario Scippa è svestito di tutti gli elementi oleografici che nei secoli lo hanno
appesantito fino a banalizzarlo. La sua voce è accompagnata dalle onde sonore del Theremin,
suonato da Dario Perroni.
Il pensiero, viaggia su metafisiche onde che accompagnano verso un viaggio introspettivo, per poi
incontrare il mondo esterno.
Un viaggio postmoderno trasportati dalle ONDE, dentro e fuori la maschera,
La fisica incontrerà il grottesco e la tragedia
Noi siamo continuamente attraversati da Onde, delicate, violente, silenziose, rumorose, trasparenti,
luminose. ONDE, che fanno risalire a galla, dal profondo oceano della nostra memoria, frammenti
del nostro essere, facendoci riscrivere, in ogni momento,
ciò che abbiamo dentro.




Immagini che risalgono anche come il fuoco ardente dagli inferi, dall’aldilà, lo stesso fuoco dove il
Sommo Poeta, Virgilio, accompagnò la Poesia, Dante, nel viaggio nell’oltretomba.
La stessa metafora del fuoco, dalla quale nello spettacolo, la figura ideale del Poeta,
interpretato da Mario Scippa, tira fuori la maschera di Pulcinella, per meglio dire un frammento di
maschera salvato dal fuoco e della melma dello stereotipo e del luogo comune e si presenta al
pubblico denudato del suo costume.
E' un Pulcinella postmoderno, nero, come carbonizzato dai secoli, con indosso la sola maschera, il
suo pezzo di volto che ha ancora voglia di parlare e dire.
Parla, dice e canta, costruendo monologhi intorno ad alcune parole chiave, dal forte potere
evocativo. Parole che da sempre ha dentro di sé e che sono riuscite da sole a tenere in vita
l’essenza della maschera che più rappresenta Napoli nell’immaginario mondiale.
Il Pulcinella messo in scena nello spettacolo, scritto e diretto e interpretato da Mario Scippa,
rappresenta l’archetipo della vitalità del popolo, l’espressione degli istinti primigeni, l’anti-eroe
ribelle e irriverente, simbolo universale della napoletanità, è ravvisabile di una natura duale.
Attraverso la gestualità, in modo sottile, l’autore mette in evidenza anche un dualismo atavico di
questa maschera che si esprime con l’ermafroditismo intrinseco del personaggio, simbolo della vita
che rinasce da se stessa, rievocando il mito dell'araba fenice, che risorge dalle sue stesse ceneri
Le musiche e le atmosfere sonore, sono scritte apposta sulle parole dell’autore da Dario Perroni,
magistralmente suonate dai componenti del gruppo sperimentale MunduRua, formato dallo stesso
Perroni, Mario Di Bonito e Giandomenico Caniello e una leggerissima Ornella Iuorio, che con i
suoi sinuosi movimenti da vita, sensibilità e corpo, alla “parola”.
Lo spettacolo, fluido, ha un andamento “sinusoidale”: momenti di trascinante ritmica, dove sono
evocate sonorità arabe, celtiche, africane, gitane, sono alternate da monologhi, prima del Poeta
ideale, poi di Pulcinella.
Al centro dello spettacolo anche direttamente dall’autore, dove Pulcinella interrompe un suo
monologo alzando la maschera lasciando intervenire direttamente l'autore: Mario Scippa.
Si completa così il trittico dei personaggi interpretati dall’Autore: Il Poeta ideale, Pulcinella ovvero
la Poesia, e se stesso.
In costume nero, con solo la maschera, Pulcinella Borghese simboleggia la risalita dalle Fiamme
degli Inferi, e si configura nello stesso modo che nell’immaginario comune: come eroe della
trasgressione, con tutti gli attributi tanto della virilità espressa, quanto della femminilità iscritta nel
suo stesso corpo e gesti; proprio come è rappresentato nei dipinti e nelle antiche incisioni:
”ermafrodito autofecondante”.
Nello spettacolo si è voluto sottolineare delicatamente il potere della maschera, che permette alla
società di liberarsi ritualmente del peso del peccato e della vergogna, della sopraffazione e
dell’arroganza.
Con l’inganno della maschera Pulcinella riesce a superare i tabù psico-culturali e insieme a
prenderne coscienza e annullare l’inquietudine, evidenziando l’estrema necessità di allontanarsi
dagli steretopi di chi vuole rintracciare quella potente energia naturale, dalla forza salvifica per il
mondo: la bellezza.

In Onde non si è tralasciato lo stretto legame simbolico tra la maschera di Pulcinella e il concetto di
morte: non si dimentichi che la sua veste bianca è un sudario, e la sua faccia nera dal profilo di
uccello ricorda antiche e arcaiche divinità demoniache del regno dei morti.