mercoledì 23 dicembre 2015

Blues Velvet, e il potere evocativo della parola della canzone napoletana incontra le sonorità d’oltreoceano.

Ieri sera, invitato dal mio amico Sabatino Di Maio, con mia grande sorpresa ho assistito ad uno spettacolo veramente bello e gustoso, al centro del centro di Napoli, a piazzetta Nilo, al Nilo Museum, e che mi ha fatto anche riflettere sul modo di fare arte e musica in un’epoca di transizione, come quella che stiamo vivendo in questi primi decenni del terzo millennio, un’epoca veramente postmoderna, dove si tende a smontare, e tante volte rimontare, senza alcuna realizzazione formale, esprimendo il vuoto, come ho già avuto modo di dire altre volte, il vuoto formale.
Poi ci sono le eccezioni, le novità, come Blues Velvet, lo spettacolo, prodotto da “La giostra teatro” con Maria Angela e Marianna Robustelli. Una rilettura della canzone napoletana in una chiave squisitamente e intelligentemente postmoderna, dove fanno da regine le sonorità jazz, swing e anche del tango, e ovviamente la splendida interpretazione delle due sorelle, che si contrappongono da un lato con una voce dolce e ammaliante, quella di Maria Angela, e dall’altro, quella voce graffiante e sensuale, che ricorda tanto le grandi stelle del jazz, di Marianna.
Hanno avuto tanto coraggio gli artisti a mettere in scena questo spettacolo, anche perché la canzone napoletana sembra essere stata da sempre quella icona intoccabile: guai ad interpretarla a modificarla. Loro hanno operato una sistemetica operazione di dissacrazione. Smontandole, traducendole, adattandole, arrangiandole, hanno trasformato quelle parole care e cristallizzate nella mente di tutti noi come immagini quasi sacre, intoccabili, quelle parole dal forte potere evocativo che solo la parola napoletana può contribuire ad esternare, in qualcosa di bello, nuovo ed inedito.
Queste sono le operazioni postmoderne che io amo: partire da una icona immediatamente riconoscibile, fonderla con altre immagini cristallizzate nell’immaginario collettivo, e con questo materiale che viene dal passato inventare una nuova forma che esprime altrettanta bellezza e chiarezza.
E allora “Era de maggio” diventa “May is back”, “Dicitencelle vuje” rivive come “Just say i love her”, “ ‘A vucchella” si trasforma in “A pretty lovely kiss”, e così via. Una operazione formale che ci rimanda immediatamente al pionere della contaminazione della parola napoletana con i ritmi di oltreoceano, al grande Renato Carosone. Ma se nel maestro degli anni ‘60 erano le sonorità afroamericane del blues, dello swing, ad incontrare la parola napoletana, qui è la parola della canzone napoletana che si piega e viaggia nello spazio e nel tempo per incontrare quelle stesse sonorità ormai evolute e a loro volta contaminate da tante altre culture e melodie, come il rock e il tango nuevo di Astor Piazzola, magistralmente suonate con leggerezza da Salvatore Torregrossa (piano fisarmonica e ukulele), Antonio Pepe (contrabbasso), Sasà Bratti, (sassofono).
Questa è la Napoli che io amo. la Napoli che partendo dagli stereotipi, dai luoghi comuni immediatamente riconoscibili, compie con serietà, professionalità, bellezza, leggerezza, allegria, passione, quella infinita operazione di smontaggio e rimontaggio, per esprimere una nuova forma, inedita, squisitamente postmoderna, da esportare e vantarsi di essere napoletani.
Mario Scippa

venerdì 18 dicembre 2015

Un po' della mia Napoli

Un Saluto da NapoliA Napoli anche percorrendo la stessa strada tutti i giorni è possibile fare fotografie sempre...

Posted by Scippa Mario on Venerdì 18 dicembre 2015

mercoledì 16 dicembre 2015

Ma, forse faccio politica e non lo so?

venerdì 2 gennaio 2015

L'ALBERO E' LA BELLEZZA

Gli alberi sono tra gli esseri viventi quelli portatori, nella forma, di una bellezza straordinaria.
Affondano le loro radici nella terra, si sviluppano in altezza con una struttura forte, solida, che si protende verso il cielo e dalla quale partono i rami, verso ogni punto e dove.

Immaginate la linfa che scorre, fluisce nel tronco, nei rami, nelle foglie, mentre il suo principio resta immobile, senza dispersione alcuna, perché saldamente fondato nella radice. Tale principio fornisce alla pianta la vita in tutta la sua molteplicità, pur rimanendo immobile.

Dai rami nascono le foglie, danzatrici nel vento e i frutti, colorati, profumati, portatori di altri potenziali alberi: i semi.
Questo universo di bellezza è un mondo per una infinità di altri esseri viventi, vegetali e animali.

L'albero è la più semplice e immediata materializzazione della bellezza sulla terra.
M.S.