mercoledì 29 giugno 2011

LA CULTURA NON VA IN FERIE


La cultura non va in ferie
di Rossana Di Poce
Dopo 7 puntate all'insegna di presentazioni di libri che hanno fatto la storia del Salotto, dal 2 aprile in soli due mesi, potremmo decidere in andare in ferie.
Ma come si può andare in ferie se ci si occupa di cultura in questo momento storico?
Oggi più che mai, occorre prepararsi alla nuova offensiva di energie e di idee che dobbiamo mettere in campo per la nuova sessione autunnale.
Così il Salotto prende il tempo per costruire nuovi eventi e nuove proposte di lettura.
Abbiamo inziato con L'antiquario e il Professore di Mario Scippa, libro da cui è nata l'idea del Salotto, abbiamo ospitato Brunella Brizio e il suo Bucaneve, ascoltato con somma gioia l'invito a ritrovare la meraviglia M come Meraviglia, di Meskalila, viaggiato con il Grand Tour contemporaneo lo Slow Tour di Francesco Escalona e del suo Giallo Tufo.
E ancora, sognato una Napoli risorta dal Settecento illuminato e briccone di Pietre di Fuoco di Giacomo Ricci.
E ci siamo commossi a sentire le piccole e grandi esperienze di Raccontami una storia di RosaAnna Pironti.
Ma abbiamo anche sognato le atmosfere di Metropolis e dei vecchi films con Claudio Sestieri e Le seduzioni del destino.
Molti amici ci hanno aiutato nell'impresa Gino Malvone e i suoi sax, Dario Perroni e i suoi suoni cosmici, Salvatore Gramaglia e la sua voce, Carlo Molinelli e la sua chitarra,Giuseppe Giannelli e la sua arte d'attore, e soprattuto i nostri Ospiti, che ormai sono diventati Amici e che ci seguono perché hanno compreso e collaborano all'operazione culturale del Salotto, ovvero far girare la cultura, farla innestare nelle esperienze di ciascuno, costruire una realtà stimolante in una citta difficile come Napoli, ma come Napoli sola, capace di rinascere più volte dalle sua apparenti ceneri.
Per questa ragione non possiamo andare in ferie, ma continuare a ricevere libri e proposte, e pensare a settembre/ottobre/novembrecosa leggere insieme. rdp

martedì 28 giugno 2011

L'incontro tra il luogo dell'antiquariato e la parola scritta




Giuseppe Giannelli Legge la parte del libro L'ANTIQUARIO E IL PROFESSORE, di Mario Scippa, dove si parla della galleria antiquaria e della magia del luogo dove l'antiquario, Maurizio Santamaria, il protagonista del libro, è cresciuto e dove poi incontra lo scrittore Alfredo Sala.
L'incontro dell'antiquario e lo scrittore descritto nel libro è stata l'idea di realizzare il SALOTTO LETTERARIO IN UNA GALLERIA ANTIQUARIA, l'incontro tra il mondo deputato all'antiquariato e la parola scritta.

venerdì 24 giugno 2011

Abstract dell' intervento di Adele Grassito...23 Giugno 2011

Sintesi dell'intervento
di Adele Grassito
all'incontro del 23 Giugno















(RosaAnna Pironti Autrice di Raccontami una storia, Adele Grassito Spazio Donna Ce, Simona Molisso Kassandre)



Attraverso racconti, romanzi o poesie, le donne hanno sempre raccontato qualcosa...

Molto spesso le donne si sono raccontate, hanno parlato dei loro sogni irrealizzabili e non compresi dalla società che, fino al secolo scorso, le considerava inferiori e, di conseguenza, i loro scritti, non degni di essere letti, avevano poca importanza. La memoria e l'introspezione sono il perno attorno a cui ruota tutta la raccolta “Raccontami una storia -Storie di donne”, curata da RosaAnna Pironti.

esiste una scrittura femminile e una scrittura maschile ?

Le donne hanno una scrittura più “femminile” perché sono donne, o perché culturalmente sono portate ad assumere un certo ruolo? E lo stesso accade per la scrittura maschile ? Esiste nell’immaginario collettivo un’idea di femminile e maschile nella scrittura, spesso, però, legata soprattutto a modelli e stereotipi culturali e sociali.

Secondo alcuni la scrittura non è sessuata, esistono semplicemente libri scritti bene e libri scritti male. Sì, può essere. Ma se è vero che uomini e donne sono diversi e, pur senza voler generalizzare, hanno un approccio alla vita differente, perché non ammettere anche che la sensibilità personale possa manifestarsi con gesti e parole specifici degli uni o delle altre? Non si tratta di stabilire cosa sia meglio o peggio, ma di accettare che alcune caratteristiche siano più diffuse tra le donne piuttosto che tra gli uomini, e viceversa.-

Il linguaggio femminile è diretto, essenziale. Le donne, di solito, non mirano a sfoggiare cultura e capacità, semplicemente dicono e spesso urlano , non usano la parola per gestire uno stato d’animo perché la parola è il loro stato d’animo.

Ethos e Sedes risiedono nell'anima, come

già indicato da Platone e ancora da Agostino, e detto con linguaggio più attuale, nel Sé e

nell'Io. Entrambi, l'Io e il Sé, tuttavia, sono impensabili in quanto esistono solo come

progettualità.

Forma di volto e mani, di ricordo e attesa.

Adele Grassito

vice Presidente Spazio Donna CE

La Principessa che viene dall'Africa.

INCONTRO 7una conversazione sul libro RACCONTAMI UNA STORIA. Storie di Donne, a cura di Rosaanna Pironti













La Principessa che viene dall'Africa

Intervento di Mario Scippa

C'è aria di cambiamento, di rinnovamento, da qualche mese sembra essersi riaccesa una speranza. Le organizzazioni femminili che questa sera sono intervenute qui al salotto, più tante altre diffuse sull'intero territorio nazionale, in particolare sembrano essere, con la loro trasversalità sociale e politica, uno degli stimoli per questa nuova speranza di cambiamento.

Il salotto è stato inaugurato il 2 Aprile, nel pieno della campagna elettorale. Per scelta non abbiamo voluto fare propaganda elettorale anche se non abbiamo mai nascosto il nostro orientamento critico e politico. All'inaugurazione dicemmo che il salotto voleva essere, nel nostro piccolo mondo, una risposta “politica” a quella frase del ministro dell'economia CON LA CULTURA NON SI MANGIA sostenendo che per noi la cultura non è qualcosa di strumentale per soddisfare un bisogno primario ma è essa stessa un nutrimento necessario per la mente e lo spirito, paragonandola all'acqua, ovvero al più necessario degli alimenti per il nutrimento del corpo.

Abbiamo avuto modo, questa sera di ascoltare diverse realtà di aggregazioni femminili che hanno come comune finalità quella del cambiamento e che sono accomunate tutte da una apertura verso l'altra metà del

mondo: quello maschile. Un particolare da non sottovalutare e che rendono questi movimenti ancora più forti e determinati differenti dagli storici movimenti femminili perché non chiusi all'interno dell'universo donna.

Lo stimolo per creare questa serata ci è stato dato dalla operazione che ha svolto Rosaanna Pironti, quella di mettere insieme decine e decine di scrittori e scrittrici attraverso il web far raccontare ad ognuno di loro una storia di donna e metterle insieme in una antologia, che poi sono diventate due. Ma è una operazione che potrebbe continuare all'infinito.

Mentre le nostre ospiti raccontavano le loro esperienze di aggregazione, nella mia mente si formavano immagini. Immagini di alcune donne che non sanno neanche cosa significa essere aggregate e far valere insieme i propri diritti o rivendicare urlando la propria dignità, rubata a volte dall'infame destino.

Io abito nella zona vesuviana, e ogni giorno la sera, per ritornare a casa, devo attraversare la zona Est di Napoli. L'ex zona industriale, quella che una volta era il cuore produttivo della città ed oggi è un luogo semi-abbandonato, con capannoni sventrati, fabbriche in disuso, terreni incolti, aree deposito di container cinesi. Una zona abbandonata ma che è molto trafficata di sera. Centinaia di auto con a bordo uomini di tutte le età, che si affollano sotto quell'intreccio di cavalcavia dei raccordi autostradali alla ricerca di carne femminile. E loro! Quelle ragazze. Ragazze africane, bellissime. Che nonostante sono trattate come animali da macello sembra, dai loro movimenti e dietro la paura che esprimono i loro occhi, conservare nonostante sia stata calpestata, qualcosa di prezioso, una sorta di immortale dignità.

Gli occhi di quella donna di quella Principessa, Africana.


Principessa Africana

Svetta la torre di fumo, spenta, di uno scheletro di ferro

arrugginito dal tempo. Cattedrale senza pareti. Austero,

elegante passo, sole rosso nel cielo nero colori tramutati col niente.

Mattoni, carcasse di macchine volanti, montagne di ciò non si usa più.

Muri di ferro, imbottiti di merce, nascono dal niente arrivano

dal mare dell'oriente,si fermano, invadono l'occidente.

Luogo di fabbrica, dimenticato da Dio.

Regno di topi, di affamati cani randagi, di sesso venduto.

Principessa africana, appoggiata ad un muro graffiato,

tracce di giovani uomini senza passato, cercano il futuro,

urlando coi colori.

Cerchio di nero fumo, il fuoco eterno rischiara la lucida pelle nera.


Nei suoi occhi l'Africa, tra le sue mani plastica.


Principessa Africana, elegante figura tra mostri di ferro e di carne, aspetta,

la sua anima è in Africa, nessuno la prenderà. Vestirà i suoi colori.

Il giorno verrà,

Canterà di nuovo la sua canzone.

M.S.© copyright2011

martedì 21 giugno 2011

..e se le realtà come il Salotto incominciassero a dialogare tra loro?

Negli ultimi anni alcuni grandi imprenditori per farsi pubblicità finanziano grandi eventi spettacolari o grandi opere di restauro.
Io sono un piccolo commerciante e, nel mio piccolo, sponsorizzo piccoli eventi culturali, mettendo a disposizione lo spazio della mia galleria, la passione per il libro, la poesia e la musica.
Se tanti piccoli commercianti, imprenditori, privati cittadini che hanno bisogno di pubblicità, incominciassero a pensare in tal senso, avremmo sul territorio tutta una serie di attività culturali, costituite da tanti piccoli eventi, che, se organizzati, creerebbero un fermento culturale mai visto prima.
M.S.

lunedì 20 giugno 2011

ASPETTANDO IL 23 GIUGNO.



ASPETTANDO IL 23 GIUGNO.
Incontro al salotto tra Mario Scippa e Rosaanna PirontiSALOTTO LETTERARIO ANTICHITà SCIPPA
un'idea di Mario Scippa e Rossana Di Poce
PRESENTA:

“La crescente influenza delle donne e' l'unica cosa rassicurante nella nostra vita politica” (O.Wilde)

Conversazioni intorno a:

"RACCONTAMI UNA STORIA" di ROSaANNA PIRONTI
42 autori con le loro 56 storie, storie di donne raccolte da facebook e racchiuse in due antologie...un'esperienza di aggregazione e confronto unica nell'epoca digitale.
con :
RosaAnna Pironti scrittrice
Adele Grassito Vicepresidente di <> Caserta,

e con la partecipazione delle associazioni:
SE NON ORA QUANDO ( Ambretta Occhiuzzi NAPOLI)
FILOMENA-LA RETE DELLE DONNE (intervento di Giuliana Cacciapuoti)
KASSANDRE (interv. di Simona Molisso )

interventi musicali DI:
CARLO MOLINELLI (Musicista)

Ingresso libero e buffet
GIOVEDì 23 GIUGNO ORE 18.30
Antichità Scippa info: 0817642922 anti.scippa@tiscali.it

lunedì 13 giugno 2011

La crescente influenza delle donne e' l'unica cosa rassicurante nella nostra vita politica” (O.Wilde)

GIOVEDì 23 GIUGNO ORE 18.30
"RACCONTAMI UNA STORIA"
di ROSAANNA PIRONTI
42 autori con le loro 56 storie, storie di donne raccolte da facebook e racchiuse in due antologie...un'esperienza di aggregazione e confronto unica nell'epoca digitale.
con :
RosaAnna Pironti scrittrice
Adele Grassito Vicepresidente di <> Caserta,
e con la partecipazione delle associazioni:
SE NON ORA QUANDO (NAPOLI)
FILOMENA-LA R
ETE DELLE DONNE (intervento di Giuliana Cacciapuoti)
KASSANDRE (interv. di Simona Molisso )
interventi musicali Del Maestro CARLO MOLINELLI




Ingresso libero e buffet






Antichità Scippa info: 0817642922 anti.scippa@tiscali.it

























Rosaanna Pironti

domenica 12 giugno 2011

Ma chi è poeta?.. e cos'è la poesia?


RICORDI DI UN "INCONTRO" DURANTE IL QUALE SI PARLO' DI POESIA
di Pina Paone

Per gli antichi è poeta colui che agisce con le parole, come se costruisse aquiloni, come se le prendesse tra le mani ogni volta e le accarezzasse o le spingesse forte e, loro poi, le parole vanno per il mondo …poetiche e toccano i cuori e le menti, toccano tutti quelli che le parole poetiche le sentono e le vogliono.
E’ una smania irrefrenabile, un qualcosa che non quadra, ma credo sia, soprattutto, amore…la poesia: se non s'avverte l'amore, non si sente la poesia.
Quelle parole che si muovono e toccano e toccano e toccano tutti i sensi…
Le poesie fanno lunghi e tortuosi percorsi, fino a trovare un topos per la loro stasi, il riposo sulla carta. Quasi fossero guerriere. Quasi tornassero da un’ardua battaglia…dopo aver vinto sulla routine quotidiana. Umorale è la poesia, fatta di stati d'animo…di stati dell’essere!
Nelle poesie, le parole camminano, camminano, camminano ed infine si posano al fianco delle immagini…stati d'animo…stati dell’essere. Ed il bello è che al poeta le poesie non vengono dal cielo. Se le cerca. Il poeta è uno che fruga ed ha lo
sguardo attento. Cerca. Fruga dappertutto. E' un frugatore. Ha la smania. Cerca la poesia nella vita…ecco! Perchè c'è la poesia nella vita o perché ce la mette lui. Ci mette l'anima nelle parole che scrive. Le poesie si presentano ai poeti perché sono le parole che lo vogliono e…noi siamo trovati dalle parole ed è la poesia che ci vuole. Le parole hanno il potere di modificare la vita. La poesia ha il potere di muoverla e farle attraversare il tempo e lo spazio e imprimerla della propria bellezza.
E poeta è colui che agisce con le parole e nella vita le porta…
P.P.

SALOTTO LETTERARIO ANTICHITA' SCIPPA Pietre di fuoco intervento ricci

venerdì 10 giugno 2011

CHE SENSO HA LA POESIA?

Durante la serata della presentazione del libro PIETRE DI FUOCO di Giacomo Ricci
Una parte dell'intervento di Mario Scippa sul senso della poesia nella rappresentazione di ciò che è intorno a noi.



INTERVENTO 6

al SALOTTO LETTERARIO ANTICHITA' SCIPPA


CHE SENSO HA LA POESIA?

Spunti di riflessione da una lettura di Pietre di Fuoco

di Mario Scippa


Forse la mia lettura di questo libro è stata influenzata dalla figura professionale dell'autore, che conosco come docente della facoltà di architettura e, come abile disegnatore. Forse! ma, mentre leggevo, era come scorrere con gli occhi uno spaccato assonometrico di un pezzo della città di Napoli.

Sì! Realizzato con la necessità di usare un altro strumento di rappresentazione, uno strumento potente, ricco di potenzialità espressive che mette in campo l'immaginazione di chi lo realizza e di chi lo fruisce: la parola.

La forza e la potenza della parola,

Tantissimi grandi autori hanno del secolo scorso hanno usato felicemente la parola come strumento di rappresentazione della città di Napoli. E in questo libro sono spesso richiamati.

Infatti le atmosfere evocate mi rimandano alla mente le immagini disegnate da Giuseppe Marotta, poi la Napoli di Eduardo, ma, Ricci di Eduardo richiama non la Napoli oleografica di chi vive nella zona bella di Napoli e racconta quella popolare, ma quella intellettuale, raffinata, quella simbolica, che partendo dalla descrizione della realtà, così come è, arriva ad una rappresentazione surreale, metafisica, onirica, della città, quella di Voci di Dentro o di Questi fantasmi, per intenderci, che tra l'altro sono anche opere esplicitamente citate dall'autore.

Ma più di tutti sembra esserci tanto Salvatore Di Giacomo nella costruzione della struttura del libro: quell’atmosfera leggera, disincantata, effimera, che non sai se è seria o giocosa, fatta di colpi di scena, costruita sull'imprevedibile, in particolare quando descrive Palazzo Sansevero.

Un bel lavoro quello di Giacomo Ricci, che contribuisce, a mio avviso, a tracciare i confini di un ulteriore tassello per la composizione di quel complesso mosaico che, un altro importante autore che ha dedicato tantissimi suoi scritti alla rappresentazione di pezzi di città, La Capria, definisce napoletanità, ovvero quel valore della nostra città da salvaguardare distinguendolo nettamente dal clichè oleografico della napoletaneria. Caratterizzata anche dalla drammaticità barocca, che è inevitabile sfuggire a chi si appresta nel raccontare alcuni aspetti di Napoli, e che rimanda ad un altra grande autrice quando con la parola entrò nel ventre della città: Matilde Serao.

La parola, quindi il linguaggio.

In tutto il libro, fin dalle prime pagine, il linguaggio, quello usato sia dalla voce narrante che dai personaggi sembra essere un linguaggio vero, non filtrato. Quel linguaggio fatto dalla gestualità, i tic, il napoletano parlato, addolcito, tipico degli ambienti intellettuali di cui fanno parte i protagonisti del libro, e dei personaggi che intorno a quegli ambienti vivono, quella lingua che ha i suoi fonemi e lemmi intraducibili in altre lingue, a volte onomatopeici altre volte sintesi di concetti profondi, insieme alla descrizione dei luoghi dove si svolge la storia, dal terrazzino sopra PortAlba del Prof Giuliano, fino ai sotterranei della Cappella Sansevero, passando per palazzo Sansevero e piazza san Domenico Maggiore, come pure la descrizione dell'aula magna dell'università, del pavimento labirintico della cappella sansevero e, poi, la poesia di alcuni passaggi, come l'accarezzamento dello sguardo che lentamente scorre sul velo del cristo, o la visione dei fantasmi svolazzanti -che non vi svelo cosa erano per non togliervi il gusto di scoprirlo da soli leggendo il libro- il bar dove si svolge la partita a vicino la cappella rinascimentale Pontano con la mostra di macchine rinascimentali, e ancora i vicoli e la storia dei quartieri Spagnoli e la veduta dell'insieme della città nelle opere dei viaggiatori del Grand Tour, quindi la luce, la luce di Napoli, quella luce contrastante che caratterizza la città, quella abbagliante della certosa di San Martino e quella buia dei vicoli, e della Napoli sotterranea, finiscono per essere delle pure descrizioni e fanno assumere a quei luoghi e ciò che accade in quei luoghi, una forte valenza simbolica.

Con questo sistema di immagini, dentro le quali si svolge la storia, l'autore mi fa viaggiare con i sensi come in uno dei suoi immaginifici disegni.

Ho detto prima che Giacomo Ricci è un abile disegnatore e io ho avuto la fortuna di vedere molte delle sue opere, che ricordano, vagamente, il carattere di quelle improbabili architetture borghesiane disegnate da Echer: intrecci di scale, di cunicoli, labirinti di labirinti, frammenti di sculture, anime vaganti, specchi, finestre, luce e buio.

Proprio con questo suo approccio, onirico, con la parola ha realizzato questo spaccato assonometrico di un pezzo di città.

La parola, in questo libro, è usata dall'autore con la forma mentis dell'architetto, estraendola come materia prima dal luogo stesso che deve rappresentare.

Come la pietra delle architetture di Napoli in origine era liquida e di fuoco, così, nel libro di Giacomo Ricci, la parola nasce dal fuoco liquida, per poi raffreddarsi, solidificarsi e cristallizzarsi in immagini nitide, per poi, nella mente del lettore ritornano ad essere di nuovo fuoco.

Io ho sempre detto che la Parola per lo scrittore è come la Pietra per uno scultore, in questo caso la Pietra è intesa come materia prima per un architetto.


La Parola

La materia prima per uno scrittore

La Pietra


E sempre ritorni. Arricchita, eterna forma

bloccata dal tempo nel castello. Giardini

ed infinite prigioni. Hai attraversato deserti,

e scintillanti fuochi illuminano i tuoi profili.


Pietra, tra infinite t'ho smarrita, poi trovata.

Dentro ogni dove t'ho cercata, poi levigata,

lustrata. Nell'anima un segreto: la bellezza.

Della natura raro gioiello: la materia grezza.


Piccola, preziosa, nella mano. La mia vista

stordita dalla tua luce. Sei canto che incanta.

Soave. Il tuo volto è un colorato universo,

Gioiello prezioso, cristallo, turchese e rosa.


Melodie si sono affacciate alla mia anima.

I miei occhi ti hanno toccato, la mia bocca

ha distinto il tuo delizioso profumo di rosa

ha assaporato dolcezza, silenziosa musica.



La pietra, la parola.

Qualche sera fa sono stato ad una presentazione di una mostra su una artista napoletana , Lina Mangiacapre. In quella occasione il professore Aldo Masullo, ad un certo punto del suo intervento, ha parlato di libertà e bellezza, sostenendo che la bellezza come la libertà sono concetti che sono “oltre” oltre i naturali limiti che ognuno di noi ha. “Oltre i confini del sensibile”.

Uno degli strumenti per andare “oltre” è, nella accezione crociana, la poesia, quindi:

che guarda caso ha vissuto la sua vita di filosofo e pensatore proprio in quell'ambito territoriale descritto nel libro di Ricci, “La poesia, dice Benedetto Croce

Magari fosse sempre così. Invece spesso assistiamo che, chi usa la parola scritta come forma di espressione, lo scrittore, e il particolare il poeta, rincorrendo una forma sempre più accettabile e condivisibile dai più, sembra perdere di vista la vera forza e la vera potenza dello strumento che ha tra le mani e che lui sa usare: lo strumento che gli potrebbe permettere di andare, come ha sottolineato Masullo, oltre i limiti e svelare la bellezza in piena libertà.

Questo libro mi è piaciuto perché in alcuni momenti le parole, le pietre di fuoco, bruciano i limiti dell'espressione e fanno approdare il lettore in un territorio libero con leggerezza.

Diventano di fuoco quando raccontano di fatti che sembrano essere conosciuti da tutti: come quelli della baronia universitaria che gestisce le cattedre e quindi la trasmissione del sapere; quando illuminano quei vicoli dei quartieri, dove la luce fa fatica ad arrivare fino al selciato, luoghi dove non si è mai voluto affrontare seriamente una politica di trasformazione urbana che mirasse ad una vera riqualificazione, anche con interventi radicali sul territorio, con coraggio e determinazione, con l'obbiettivo ultimo quello del miglioramento della qualità della vita di quei posti; diventano di fuoco quando disegnano il ritratto del femminiello, deriso e cercato da tutti, e che nell'immaginario delle persone cosiddette “perbene” incarna il male.

Molti di voi mi conoscono, e conoscono il mio amore per la parola scritta e per la poesia in particolare.

Oggi viviamo un periodo drammatico, sotto tanti punti di vista e il compito di un poeta dovrebbe essere anche quello di svelare, rivelare, questa drammaticità con il suo strumento: la poesia.

Io amo la poesia, chi ci sta seguendo in questa esperienza del salotto se ne sarà accorto.

In internet, su Facebook ho fondato tempo fa un gruppo dedicato alla poesia, dove migliaia poeti e scrittori e persone che amano scrivere versi, regolarmente pubblicano sula bacheca o mi mandano per e-mail le loro poesie.

Ne avrò lette migliaia.

La maggior parte di queste sono composte da parole addolcite,vestite di niente, con un carattere documentario rispetto alla vita dell'autore o, quando vogliono parlare di un problema sociale, al loro tempo, purtroppo però coprendo, consapevolmente o non, più che svelare ciò che di drammatico c'è dentro e intorno a noi,

La drammaticità che ci fa anche gioire, quella che vive “oltre i limiti del sensibile” viene svelata solo con la poesia, la quale andando oltre, trascende il tempo, la società, e anche sé stessi, pur svelando i misteri più profondi dell'io e dell'universo.

Una volta navigando sulla mia home page di Facebook, mi capitò davanti agli occhi un video.

Era un video drammatico.

Venivano mostrati dei bambini in Cambogia, maltrattati e usati per soddisfare i desideri sessuali degli adulti e dei turisti.

Rimasi, sconvolto da quelle immagini.

Incominciai a riflettere sul senso della mia parola scritta in quel gruppo di poeti.

Da quel momento in poi non riuscivo più a leggere quelle “belle e dolci poesie” e tantomeno a scriverne.

Sentivo che io, come tutti quelli che usavano la parola scritta la dentro, avevamo un'arma potentissima tra le mani e piuttosto che usarla come potevamo e dovevamo, giocavamo con le parole senza dire veramente niente, sembrava che coprivamo l'orrore del mondo sotto un tappeto di belle e dolci parole.

Guardavo quel video, leggevo qualche mio verso, qualche verso di qualche mio amico poeta, e in quel momento mi sentivo:Complice.


Complice.

Parole nude, affiorano dal profondo, inutili.

Le farfalle volano cercando cristalli nei sogni,

e le fiamme nella foresta bruciano ali e tempi.

Barbari, mercenari, cannibali, preti e profeti.


Forma assente, vuoto, nella mente dilaga follia.

Silenzi assordanti sfondano i timpani, campane

di bronzo fuso dal fuoco dell'inutile guerra.

Nella mente specchi, pensieri brucianti di rabbie.


Poeta, taci? tu non puoi! la tua è Poesia. Illusione

e paura, mia, riflessi muti su pareti di gomma. L'orrore

invade il mondo; potenti, bellezze, orchi, del pudore

divoratori. Striscia, tranquilla, languida, la parola vestita.


Piccoli fiori senza più petali. Fragile gazzella, pelle

consumata dagli sguardi assetati di affamati leoni.

Il mondo guarda, il mondo sa, è complice e tace.

Vendute, le vendono morte nell'anima. Ed io, poeta?


NO, Complice!


M.S.© copyright2011