giovedì 17 novembre 2011

"La strana cura del dottor Capasso" di Amedeo Messina



LA STRANA CURA DEL DOTTOR
CAPASSO
I confini delle possibilit dellamedicinapopolare napoletana

nella la ricerca scientifica del dottore Capasso, medico a Napoli tra la fine del seicento e i primi del settecento , contro il male ipocondriaco e la malinconia.


"Un libro, un prezioso cofanetto di scienza, saggezza e ironia: La strana cura del dottor Capasso del glottologo e filosofo Amedeo Messina, con interventi dello storico della medicina Arturo Armone Caruso e del filologo napoletanista Claudio Pennino. Un libro che offre al lettore una completa panoramica della cultura scientifica nella Napoli tra la fine del seicento e i primi decenni del settecento. Il tema è la ricerca scientifica del dottore Capasso, medico a Napoli in quel periodo, contro il male ipocondriaco e la malinconia non mancano i riferimenti al "male di vivere", da Ippocrate di Kos, passando per il "Regimen Sanitatis Salerni", fino a Cartesio, Kierkegaard, Marx e Nietzsche e Heidegger, includendo il "tedio" leopardiano e il baudelairiano spleen che, guarda caso, smontata ogni attesa romantica o decadente, in inglese significa "milza", organo della "bile nera.
Il rimedio proposto dal Dottor Capasso? Per il dottor Giovan Battista Capasso il male ipocondriaco andava curato là dove si formava, cioè nello stomaco, evitando agli umori maligni di agire. Un rimedio era Mangiare Trippa, o per essere più precisi "lo ccapezzale", quel tipo di trippa che noi napoletani chiamano comunemente "centopelli", ovvero la parte più magra e digeribile dello stomaco dei ruminanti.
BUON APPETITO

sono intervenuti
Prof.: Amedeo Messina
Prof: Salvatore Casaburi.
l'attore Giuseppe Giannelli
e con la partecipazione del Maestro Carlo Molinelli
ha presentato Mario Scippa




Materiale per intervento mio al salotto letterario ANTICHITA' SCIPPA: A' ppucundria, dalla lettura del libro di Amedeo Messina LA STRANA CURA DEL DOTTOR CAPASSO

Contro il male ipocondriaco e la malinconia "La strana cura del dottor Capasso, del professore Amedeo Messina con una introduzione dello storico della medicina Arturo Armone Caruso e con la traduzione del filologo napoletanista Claudio Pennino, del poemetto Lo ccapezzale scritto da Giovanni Battista Capasso nel 1722, dal quale poemetto Giuseppe Giannelli ci ha regalato la sua interpretazione dell'ultima parte, quando il dottor Capasso svela che il rimedio alla ipocondria è il capezzale, la centopelle.





Il prof. Amedeo Messina e lo scrittore Salvatore Casaburni (sullo sfondo olio su tela di Giacinto Diana "L'angelo e Tobia" del 1750. Sulla destra "San Gerolamo, maestro Napoletano della seconda metà del 600. al centro Scultura in terracotta di Emma Chiavarone.)






Qualcuno ha paragonato questo libro ad uno scrigno.
di Mario Scippa

Io l'ho letto e ho avuto proprio l'impressione di aprire veramente uno scrigno colmo di conoscenza, saggezza, filosofia, poesia e anche ironia.

Il professore Messina, partendo dalla lettura del poemetto del medico Capasso, fa fare un viaggio al lettore intorno al concetto di malinconia e di ipocondria, con un escursione che spazia nel tempo e nelle varie discipline del pensiero e dell'espressione che lo hanno affrontato.
Il “male di vivere”, quell’insoddisfazione profonda di sé che porta la persona a chiudersi in se stessa in una solitudine triste tanto indefinibile quanto profonda e totalizzante, per molti artisti sembra essere stata la molla della creatività.
Anzi, l’immaginario comune tende ancora a far coincidere lo spirito malinconico con quello artistico. Nell'arte figurativa come in quella poetica eletteraria nel tempo si è codificato tutto un sistema di segni che rapprersentano questa condizione umana.
Nel libro viene riletto questo sistema di segni, nelle artri figurative da Albrecht Durer , ma anche nei famosi versi di poeti da Petrarca fino al "tedio" di Leopardi allo "spleen" (milza in inglese organo della bile nera causa fisica della ipocondria ) di Baudelaire. Anche nel ritratto di Michelangelo firmato da Raffaello, usato per rappresentare Eraclito nella “Scuola di Atene” nei Palazzi Vaticani: il genio viene rappresentato secondo un sistema linguistico che rimanda immediatamente all'attegiamento melanconico , con lo sguardo rivolto verso il basso e la testa sorretta da un braccio poggiato sul tavolo. Tutti segni linguistici codificati, che esprimono lo stato melanconico, l'ipocondria, a' ppocondrtia.

A tal proposito, questa sera, noi di Antichità Scippa, abbiamo il piacere di ospitare in anteprima, in attesa di una sua personale che stiamo insieme progettando, alcune opere di una scultrice napoletana: Emma Chiavaroni, delle quali, proprio qualche settimana fa, ancor prima che incominciassi a leggere il libro del prof Messina, nel suo studio ne sono rimasto affascinato e discutevo con lei del concetto di malinconia e di come quelle sue opere l'esprimevano chiaramente con tutta una serie di segni ormai codificati nella storia dell'arte.
Oltre che nell'arte figurativa e nella poesia, nel libro l'autore indaga e illustra come Il "male di vivere" , ha investito la storia del pensiero filosofico da Ippocrate fino a Cartesio e poi nel pensiero dei grandi filosofi tra la fine dell'800 e dei primi del 900' ( Marx, Nietzsche e Heidegger)
Una escursione sul lingiuaggio e sul pensiero intorno al concetto di malinconia partendo, come ho detto all'inizio, dalla lettura di questo poemetto del dottor Giovanni Battista Capasso.
Siamo nei primi anni del 700' e Napoli è veramente centro di cultura nel mondo. E' a Napoli che c'è il grande dibattito culturale e anche le più avamzate scoperte scientifiche in campèo medico, come il microscopio e altro, che aprono nuove strade alla ricerca e alla medicina. E' a Napoli che si formano salotti culturali e dove la Cultura è vissuta in modo unitario senza una netta separazione tra i vari saperi.
E credo che questa visione unitaria della cultura dovrebbe sentirsi come una necessità anche oggi. Infatti oggi, da un lato l'eccessiva specializzazione dei saperi è stata un bene per l'umanità, per lo sviluppo tecnologico, dall'altro lato tale eccessiva specializzazione ha fatto perdere di vista quel carattere unitario della Cultura tendendo a separare sempre più in categorie il sapere umano (cultura scientifica, Cultura umanistica, cultura popolare, teatrale ecc ecc) e qualche volta, a mio avviso, questa separazione è stata fonte non tanto di arricchimento ma di impoverimento culturale delle civiltà

All'epoca di Capasso un medico era anche filosofo, poeta, storico e infatti per illustrare quella sua originale ricerca, che metteva anche indiscussione il modo di intendere la medicina dell'epoca, per lui curare significava agire secondo natura, ovvero attaccare il male la dove si produceva il male, sceglie la forma del poemetto dove all'interno nel quale -operando con scientificità filologica, storica, filosofioca e medica, senza perdere di vista la cultura popolare e tradizionale, quindi con una vena ironica, usando come lingua il napoletano- prima mette in discussione criticando i metoti, teorici e alchemici, di chi lo ha preceduto, per poi illustrare i risultati della propria ricerca "parlando a scatola"ovvero a "chiare parole" per farsi intendere da tutti, individuando nel centopelli, insieme alla ricerca del buon umore, un efficace rimedio alla ipocondria.

M.S
26 Novembre 2011


 
Fotografia di Francesco Saverio Fienga e scultura di Emma Chiavarone





L'uomo con lo scrigno dei gioielli

Veniva dal mare, quando pensava
nel mare tornava. Pietre invisibili
con sottili e misteriosi fili le infilava.
Vecchio, di un giovane uomo, occhi.

Lo sguardo, dove il cielo si fa mare.
La sua vita, per terre ignote vagava.
La sua voce, indefinite forme, scolpiva.
Profondo, era pensiero e respiro.

Raccontava dei dolori e degli amori,
dei suoi illimitati viaggi, raccontava
incubi, desideri, passioni, urli. Sogni
mai sognati, illusioni. Lui stesso credeva.

Fermo in un punto, nell'universo immerso,
il silenzio era il suo migliore amico.
La pietra, fedele compagna. Il filo,
sconosciuto filo, le teneva insieme.

Gioielli fantastici e rari, invisibili
per tanti, ma non per lui.
M.S



L'attore Giuseppe Giannelli








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