sabato 11 febbraio 2012

Intervento di presentazione ODI ET AMO VILLA BRUNO San Giorgio A Cremano


Intervento di presentazione ODI ET AMO




“Odi et amo: contrasti alle falde del Vesuvio.
”progetto prodotto da: Roberta Colmayer, Flavia Cozzolino, Marcella Morvillo 

Presentazione e selezione delle fotografie: Mario Scippa

Luogo: Villa Bruno Piano Nobile

Mostra collettiva: Daniela Capece, Roberta Colmayer, Matilde Falcone, Corrado Guerrera, Gennaro Parlato, Oscar Travino.

Mostra personale "N'atu Munn" di Antonio Coppola.








Sono molto felice di essere stato reso partecipe da Roberta e Flavia in questa loro avventura.
Ho conosciuto Roberta Colmayer tramite mia moglie che mi ha parlato di questa ragazza che spontaneamente e senza alcun fine che non la solidarietà vera, silenziosamente aiuta una casa famiglia abitata da tanti bambini di colore, a Castelvolturno, un gesto di grande generosità che le fa veramente onore.Quando mia moglie mi ha detto che doveva, insieme a Flavia Cozzolino, preparare una mostra di fotografie, e se volevo darle una mano, non ci ho pensato due volte. Primo perché la fotografia è uno dei linguaggi espressivi che più mi appartiene, secondo perché conoscendo queste due ragazze, ho visto in loro qualcosa che ormai sta diventando una cosa rara: la Passione.
E nonostante i miei tanti impegni, a titolo del tutto gratuito ho curato insieme a loro la selezione delle immagini per questa mostra cercando di dare alla scelta delle foto un senso e il carattere di un racconto. E non solo, ho proposto loro di accostare alla collettiva la personale di un fotografo professionista Antonio Coppola. 
Tra poco vi spiego perché.


Odi et Amo
Giovani fotografi che si trovano ad affrontare un tema assai difficile : il sentimento di odio e amore che si vive per il nostro territorio.
Difficile perché è uno di quei classici luoghi comuni ormai codificato e che chi si interessa di comunicazione sa bene che è difficile uscirne fuori, andare oltre dall'immagine stereotipata che ormai da secoli viene rappresentata la terra napoletana.









Il luogo comune, lo stereotipo. Amore e Odio.
bene male, sotto sopra, luce buio, fuoco acqua.
Sono i luoghi comuni che appartengono al territorio della rappresentazione di Napoli.
Non è facile rappresentare questa città in questo territorio di confine tra lo stereotipo e l'immagine poetica.
Io sono convinto che la fotografia, se usata come la poesia, è uno strumento che ci può far andare oltre questo confine, oltre il confine di ciò che ci appare scontato.
Oggi noi viviamo immersi in un mondo di immagini e tutto ciò che un fotografo va a fotografare del mondo sembra essere una ricerca di una fotografia già vista da qualche parte e non l'isolamento di un frammento di spazio e di tempo dal continuo divenire, un personale, unico, intimo, e insostituibile frammento di spazio e di tempo.
A volte fotografando, ovvero quando isoli un frammento di spazio e di tempo, quando questo frammento si fonde con le immagini sedimentate nell'anima e nella mente, esce fuori un altro mondo. "N'atu Munn". Che è il titolo della mostra di Antonio Coppola che ho proposto alle organizzatrici come evento collaterale a Odi et Amo. N'atu Munn, immagini pulite, semplici, senza alcun particolare in più, che raccontano da un lato un frammento della zona di margine di Napoli, la zona Est, l'ex zona industriale, che sta tra questo comune e il centro di Napoli, una zona di Margine di confine dove il sentimento di odio e amore si esercita fisicamente in ognuno di noi semplicemente attraversandola; dall'altro lato, per quanto prima dicevo sul rapporto poesia-fotografia, se la poesia è anima fatta verbo queste foto raccontano anche un frammento della sua anima.
Con la sua fotografia Coppola ci porta nella terra di confine prima della sua anima, e poi della sua città.
Le terre di confine. Sono quelle più affascinanti, quelle più eterogenee, più misteriose. Le terre di confine, sono il luogo del non luogo, dove tutto può esserci e , spesso, niente c'è!
E' li che si incontrano i sogni, le paure, i desideri, gli amori.
E' lì che ci si sente soli, ma consapevoli della forza e della debolezza della nostra anima, della consapevolezza di ciò che c'è alle spalle e l'incoscienza che spinge i nostri passi ad andare oltre senza sapere veramente cosa c'è oltre quel non-luogo.
La zona di confine, nello spazio esistenziale, è il limite estremo tra noi e l'universo......e l'universo può essere abitato da tante cose, come dal nulla assoluto... non lo sappiamo e questo ci affascina.

Dal primo momento che ho avuto modo di vedere le immagini dei fotografi che partecipavano alla collettiva ho subito pensato di accostarle a 


quelle di Antonio Coppola.
Mentre arrivavano queste prime immagini, la prima impressione che ho avuto, facendo una rapida carrellata, è stata quella della freschezza, della semplice e naturale voglia di comunicare qualcosa che non sia uno stereotipo e neanche una elucubrazione mentale intorno ad astratti e incomprensibili concetti che spesso girano intorno al mondo della fotografia e delle arti visive in genere.

Ho visto la semplicità, una serie di immagini realizzate senza alcuna sofisticazione, senza alcun filtro pseudo intellettuale, e spesso la semplicità rivela tante cose in modo diretto e spontaneo.
Tra le tante cose che la fotografia come la poesia può rivelare è la Bellezza.
La Bellezza Salverà il Mondo, disse uno dei capisaldi della letteratura russa del “900” , Dostoevskij ne <<L'idiota>>.

La Bellezza.
Ma per salvare il mondo la bellezza deve essere per forza di cose prima rivelata e poi salvaguardata.
Il poeta e scrittore contemporaneo, il napoletano Erri De Luca, ci ha regalato una immagine affascinante del concetto di Bellezza.
Egli sostiene che la bellezza è una forza naturale di carattere ascensionale, che partendo dal centro della terra, attraversandoci si proietta nell'universo.
Io aggiungo che il riconoscimento dell'attraversamento nella nostra vita di questa forza che vince il peso della gravità può esserci solo nella semplicità della espressione dei rapporti umani e non nella spettacolarità, nella silenziosa quotidianità e non nell'effimero, come ad esempio chi fa spontaneamente azioni di solidarietà, chi esce la mattina con la sua macchina fotografica da solo e senza neanche sapere che cosa fotograferà, e riconosce e rivela la bellezza allo stesso modo di chi mettendo insieme delle parole costruisce una musica che ci fa vedere la realtà da un altro punto di vista.
Ecco la bellezza vera, quella forza che vince la gravità, viene rivelata in atteggiamenti del genere, 365 giorni all'anno e non in atteggiamenti effimeri e spettacolari dei quali, da circa un ventennio, siamo stati abituati a vivere come manifestazione di bellezza ma che non sono altro che effetti di una cultura malata.






Bene, detto questo e concludo, io auguro ai fotografi Daniela Capece, Roberta Colmayer, Matilde Falcone, Corrado Guerrera, Gennaro Parlato, Oscar Travino, di mantenere questa freschezza e questa semplicità nelle loro immagini, che non è un difetto ma un grande pregio, e di continuare a fotografare sempre senza perdere di vista questi due fondamentali valori che sono i più alti, a mio avviso, nella fotografia, che non dimentichiamoci mai che è scrittura fatta con la luce.




M.S.

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