martedì 17 gennaio 2012

Il mio intervento di Sabato 14 Gennaio alla presentazione di FUOCO AI QUARTIERI SPAGNOLI di Attili Belli


Buonasera e grazie a tutti di essere intervenuti


Intanto voglio subito ringraziare Ilva Primavera e il maestro Franco Manuele per averci regalato questo squisito acquerello facendoci entrare con la mente in uno dei vicoli degli antichi Quartieri Spagnoli di Napoli. 

Mi ha appena detto che alla fine di questo incontro, con la sua arte canora, ci regalerà un altro meraviglioso momento della sua e della nostra Napoli.



Napoli. La città dei contrasti.
luce e buio, sotto e sopra, bene e male, poi l'odio e l'amore.
Acqua e fuoco.
L'immagine del Fuoco come quella del mare, quindi dell'acqua, appartengono profondamente all'immagine di Napoli.

Città costruita sul fuoco con pietre di fuoco
La pietra.
La nuda pietra sputata dal Vesuvio, lo stesso sputo che coprì Pompei duemila anni fa.
Nuda pietra di fuoco, vomitata da una terra carica di energia, ardente di bellezza.
Fuoco, del centro della terra che si proietta verso il cielo, energia, bellezza, che poi si spegne nell’acqua di mare.
Prima era Fuoco, poi pietra, poi città.

Napoli è fatta dall'elemento naturale che più di tutti vive nella più contraddittoria delle opposizioni ma che senza l'una delle due componenti, di tale opposizione, non ci può essere l'altra: la vita e la morte.
Napoli è fatta di Fuoco
La città di Fuoco

Scintillante, danza di antiche spade, oro
lucente, divampa dalle narici del drago.
Vento.
Straccio svolazzante, trasparenza,
seta luminosa, forma, sinuosa,
vellutata, rosa, rosso, giallo, arancio.
Ardente, agita il niente. Forma impossibile,
indefinita forma, consumi e distruggi,
armata di passione, bruci il mare.

Umido sapore salato scivola nel tempo.
Morbida è la notte, lontana, nella gola ardente.
Incanti il gabbiano, controvento si agitano,
dentro e impazziscono formiche e farfalle,
dai mille colori, svolazzanti annebbiano il pensiero
Fumo, di niente, dall'alto fin dentro la mente.
Indefinita forma, il tuo segreto è l'acqua.

La tua voce incanta il serpente.
Disegni draghi nel vento.
Luce brillante, un lieve passaggio, e poi
il vuoto.
Abbaia al vento un cane randagio.

Paura, mare agitato, luna piena,
...è una carezza, è fuoco.





Stasera parleremo del libro
<<Fuoco ai quartieri Spagnoli>>
Ne parleremo insieme all'autore:
-Attilio Belli, docente di Urbanistica alla facoltà di architettura di Napoli,
-Giacomo Ricci, anch'egli docente di architettura, prima alla facoltà di Napoli poi di Perugia, che già abbiamo avuto l'onore di ospitare nel nostro salotto per presentare il suo libro, guarda caso, dal titolo Pietre di Fuoco.






Il libro
Giacomo Molino, detto Comò, napoletano è il protagonista del libro ed è da sempre “ossessionato dal fuoco”.

Da giovane, negli anni 70, è una figura ribelle, uno studente universitario attivo politicamente vicino ai gruppi estremisti e terroristici dell'epoca .

Già all'epoca il suo carattere si costruisce in quel territorio di confine tra l'essere intellettuale e uomo di azione politica; un vero uomo di azione politica negli ambienti dell'estremismo era non tanto chi usava la parola ma l'atto spesso terroristico per imporre la sua idea di società e di città.

Per non essere definitivamente trascinato nella lotta armata va via da Napoli e si rifugia a Parigi, vivendo per 25 anni in una zona grigia delle periferie parigine, portando con sé la sua “ossessione per il fuoco” e il suo amore per Napoli.

Nel libro questo amore-attaccamento alla sua città è simbolicamente rappresentato da un coccio di terra-cotta decorata di un vecchio vaso di Vietri, che lui gelosamente conserva quasi fosse un cimelio.

Dopo quella permanenza, di un quarto di secolo nella capitale francese, decide di ritornare a Napoli.
Attilio Belli all'inizio del libro usa una immagine che è la metafora del viaggio.

Il viaggio di ritorno. Una costante nella narrazione di tutti i tempi per descrivere quel luogo mentale prima che fisico dove tutto è possibile, dove tutto può accadere: un non-luogo, una zona di passaggio, di confine, di tramite tra tempi e luoghi diversi della vita di un personaggio.
Nel caso del protagonista del libro, di Comò, è espressa nella metafora del viaggio di ritorno la necessità, il bisogno di andare oltre ciò che appare davanti ai suoi occhi, ormai, scontato, e di sentirsi protagonista attivo di un possibile cambiamento del suo luogo di origine.
..un oceano di goccioline, alberi che scompaiono alla vista, colori che stingono, il desiderio assillante di sbucare fuori al più presto da quella esplosione d'acqua, che pervade e opprime”.



Subito dopo nel libro prepotentemente entra l'immagine del fuoco.
Il fuoco: simbolo del bene e del male. Della vita e della morte.
Il fuoco purificatore di ogni cosa.
Il fuoco, come simbolo, è sempre e da sempre presente nella rappresentazione di Napoli: è uno degli elementi su cui è costruita una immagine codificata di Napoli: nel mito come nella poesia, nella letteratura come nella commedia, nella canzone come nella iconografia e nelle feste tradizionali della città l'uso più spettacolare che si fa del simbolo fuoco è nel contrasto fuoco-acqua: nella festa della madonna del mare O' ffuoc a' mare.
Napoli è la città costruita all'ombra della montagna di fuoco.
Il fuoco che dal centro della terra è spinto da una potente energia che un grande della poesia contemporanea napoletana De Luca dice essere la Bellezza, l'energia che vince la forza di gravità, che si proietta verso l'universo, per poi cadere e spegnersi nell'acqua del mare.


Azione e parola

La vita del protagonista è disegnata dall'autore come un continuo oscillare sulla decisione di doversi imporre con il simbolico fuoco distruttore-rigeneratore oppure con la parola.

erano i disastri, le bombe, il terrore a forgiare il carattere di un tempo storico o invece gli scrittori, i narratori, i romanzieri penetravano più potentemente nelle menti umane?”

Conoscendo sempre di più il protagonista, leggendo il libro, sembra essere più orientato verso la seconda delle alternative.
Per penetrare nella mente e nei cuori di chi potrebbe e dovrebbe fare qualcosa per Napoli, si deve usare la strada della narrazione.
Bisogna usare il fuoco della parola per accendere la passione di chi può agire sulle trasformazioni perché senza la quale anche gli strumenti più raffinati e tecnologicamente avanzati in mano ai più qualificati tecnici risultano vani nella trasformazione e nel racconto di una città, e di una città come Napoli in particolare, se non c'è il fuoco della passione che solo la parola lo può accendere.

Ritornato a Napoli, pur vivendo al centro della città, vive in una zona esistenziale ai margini, in una fascia grigia dove all'interno della quale si può incontrare di tutto.
E, quando in quella zona grigia della società gira la voce che è arrivato a Napoli un ex terrorista, esperto di incendi, incontra una serie di personaggi che il fuoco, l'incendio spettacolare da lui sognato da una vita, lo vogliono sul serio.
E' cercato dal terrorista islamico, come dal boss di quartiere, dal costruttore senza scrupoli che vuole un incendio diffuso per distruggere per poi ricostruire ad alcuni componenti degli ultrà, dai ragazzi dei centri sociali che vogliono imitare la ribellione delle periferie parigine incendiando auto fino ad una bella ragazza spregiudicata che fa da tramite tra lui e alcuni di questi personaggi.

Il protagonista per vivere accetta di fare il badante di un anziano signore, accompagnandolo ed evitando che possa farsi del male, ma il suo vero ruolo nel libro sembra essere quello del badante non tanto di questo anziano signore ma della sua città.
m.s.

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