sabato 23 giugno 2012

Il carattere della bellezza è ambiguo?

UN MIO CONTRIBUTO AL DIBATTITO:
Il ruolo dell'arte tra cultura ed economia
PROMOSSO dal prof. ANTONIO CIRACI
durante il finissage dellla Mostra 5X5
alla Galleria d'arte APOTHECA 
Pozzuoli 21 Giugno 2012

Il carattere della bellezza è ambiguo?
di Mario Scippa

opera di Peppe Gargiulo






Ringrazio Peppe Gargiulo e Antonio Ciraci per avermi invitato a questo incontro. Il tema di questo incontro è Il ruolo dell'arte tra cultura economia.

Io non sono un economista, neanche un artista.

Non posso parlare ne di arte ne di economia, tanto meno del rapporto tra arte e economia.

Sono invece un poeta. Sì! un poeta.

Fino ad un po’ di tempo fa mi imbarazzavo a definirmi tale. La sentivo una parola troppo grande, una definizione per personaggi che vivono nel mondo della fantasia o del mito. Però siccome io ho questo maledetto vizio di non fermarmi su ciò che appare scontato, in particolare sui significati delle parole, visto che tutti mi definivano poeta, ho voluto indagare il significato delle parole Poeta e Poesia.
Poesia deriva dal greco Poiesis, che letteralmente significa fare, creare, inventare. Per cui poeta è colui che fa che crea che inventa dal niente qualcosa. Ebbene mi sono riconosciuto in questa definizione e mi piace definirmi uno che con le parole inventa, crea, fa.
Piuttosto che parlare specificamente del tema proposto dagli organizzatori mi piacerebbe affrontare con voi un discorso che sta alla base del tema proposto e fornire qualche elemento, anche solo di taglio poetico, che credo può essere utile al dibattito. Come vi ho anticipato, io non sono un economista, non sono un sociologo, neanche un filosofo, ma semplicemente un poeta, uno che inventa dal niente qualcosa con le parole, per cui inizierò il mio intervento leggendovi un mio piccolo scritto ancora inedito, che è la conclusione di un lavoro che sto terminando e che come spesso mi capita le conclusioni dei libri diventano le introduzioni.
Si tratta di un romanzo strutturato su un discorso sulla bellezza intesa come potente energia naturale e sul ruolo sociale dell'artista inteso come colui che ha la grande responsabilità di rivelarla.






Il mare, azzurro.


Il mare di Napoli, un ventre gonfio di liquido amniotico dove nascono e annegano sogni, desideri, amori, paure, bisogni e speranze.

La pietra, la pietra di fuoco, quella delle viscere della città, il Tufo, giallo, lavorato e diventato fortezza, il castello sul mare.

Due occhi, splendidi, verde smeraldo, meravigliati e stupiti, lacrimano al vento, 

l'aria.

Fuoco, acqua, terra, l'aria


e le mani che accarezzano un viso.

Il vento. E poi un sorriso. Due gabbiani.

Corpi pesanti, attratti dal centro della terra, cadono, cadono, cadono,
precipitano velocemente verso il basso.
Di sotto c'è il mare.
Le onde si infrangono sulla pietra gialla del castello.
Aleggia un fantasma, è Newton.
La gravità terrestre accelera la caduta. 
Cadono, liberi, senza sforzo.
Il tempo di un corpo che cade rallenta.
Lo slancio, improvviso, forte e deciso.
Il tempo dilata e in un attimo si fa eternità.

Uno schiocco, un arciere Zen, un calcio alla palla è Maradona, colpo di scappello sulla bianca breccia del marmo è Michelangelo, un tasto del pianoforte premuto da Glenn Gould in una fuga di Bach.
No!
È un taglio netto, pulito, sulla vergine, bianca superficie di una tela che va oltre la dimensione scontata. 
E’ Uno schiocco nell'aria.
Lo sforzo incredibile di vincere la gravità si traduce in un suono, secco, breve che accompagna la svolta, l'iperbole esatta, la risalita, disegnata nell'aria dai due gabbiani.
E Poi…. il silenzio.
Ali stese galleggiano nell'aria. 
Nel silenzio c'è tutto.
Perché, non va bene?
Sono frammenti di bellezza o è solo un elenco?
Un elenco, meraviglioso! e poi...
… ci sono anche i miei occhi. 
Sono i miei occhi nei tuoi occhi, vero?
Forse sono i tuoi occhi. 
Come forse è il tuo sorriso confuso col mio e forse è la mia mano, che asciuga la lacrima che cade sul viso.
No! E' il vento.
Ed io bevo il tuo sguardo stupito.

...che bellezza!


In Oculis Gestare. la bellezza di Peppe Gargiulo, con Mario Scippa


foto Saverio De Meo
La bellezza
In un suo intervento all'inaugurazione di una mostra, qualche tempo fa, il filosofo napoletano Aldo Masullo disse: L'arte è uno strumento che ci permette di andare oltre i confini del sensibile, là dove è possibile rintracciare la bellezza.
La bellezza.
La bellezza contiene in sé una forza salvifica, sosteneva Dostoevskij.
La bellezza,
l'unica vera forza che ci può salvare da questo abisso nel quale negli ultimi anni siamo precipitati.
La bellezza,
ci ricorda il grande Erri De Luca, è quella energia potente che vincendo la forza di gravità, partendo dal centro della terra, si espande in tutti i punti dell'universo attraversando ogni cosa, animata e non.

Coloro che fanno arte sono tra quelle persone che hanno il dovere morale di rintracciare e rivelare a noi altri questa potente energia dalla forza salvifica.
Gli artisti, sì!
Perché gli artisti sono coloro i quali riescono ad isolare un frammento di spazio e di tempo dal continuo divenire, ad isolarlo dal caos costruendo un ordine, una forma.
Spesso, questo frammento spazio-temporale viene isolato per caso.
Il Caso. E' quell'attimo di ordine nel caos dell'universo che è intorno a noi, un ordine che è la manifestazione di quella energia di cui parlano De Luca, Dostoevskij, Masullo e altri grandi pensatori:
la bellezza, che viene rivelata dal poeta, dal fotografo, dall'artista, spesso per caso con un'altra potente energia:
la luce.

Bellezza, energia, forma, materia, massa, luce, tempo.

Tutti elementi che l'artista, ogni artista, mette in relazione tra loro per costruire una forma, e lo fa a prescindere dall’uso spesso strumentale che poi l’economia e anche la politica ne fa di questa forma.
Energia, Materia, Luce, Tempo.
Sono gli stessi identici elementi alla base del pensiero di un grande pensatore del secolo scorso, che è stato anche colui che ha completamente ribaltato tutte le teorie della misurazione delle spazio e del tempo e che sulle sue riflessioni sulla materia, sull'energia, sul tempo, sullo spazio, sulla luce,  sono basate tutte le speculazioni moderne nella scienza, nella fisica e nel pensiero filosofico. Parlo di Einstein.
Il quale arriva alla sua famosa formula mettendo in relazione, costruendo una eguaglianza, gli stessi identici elementi che mettono in relazione gli artisti:  l'elemento immateriale per eccellenza, l'energia, con l'elemento materiale per eccellenza, la massa delle cose, in rapporto ad una costante la velocità della luce. E = mc2
Forse Einstein, consapevole dell’esistenza reale di questa forza salvifica naturale, voleva solo trovare una formula matematica per misurarla, una formula per misurare la bellezza. 
Forse.

E=Mc2 ve la ricordate?

Einstein viveva una forte religiosità. Dio per lui a differenza della visione Ebraico-Cristiana, non era un Dio personale, antropomorfo, ma era pura energia che attraversava ogni cosa, era la massima espressione immateriale, l'energia pura, come La Bellezza.
Con questa formula Einstein ci dice che Dio (l'energia) non è altro che la massa di ogni cosa (la materia) moltiplicata per la velocità della luce al quadrato.
Einstein pensava che Dio rivelasse se stesso nella meravigliosa armonia e nella bellezza razionale dell’universo che suscitano un’intuitiva risposta, non concettuale, nella meraviglia, rispetto e umiltà che egli associava con la scienza e con l’arte.

La formula della relatività:

-da un lato ci dice che che il tempo non è oggettivo ma soggettivo, quindi che noi viviamo in infiniti tempi tutti diversi tra loro e che in questi infiniti tempi c'è un continuo attraversamento in ogni cosa materiale di qualcosa di immateriale, che accomuna tutto: l'energia;

-dall'altro ci fa vivere l'annullamento del tempo, quando questa formula viene trasformata e diventa la formula base per la realizzazione della più terrificante delle armi di distruzione di massa che l'uomo abbia mai creato.

Se quella era la formula per misurare la bellezza diventa chiaro che La bellezza, questa grande e potente energia che parte dal centro della terra proiettandosi in tutti i punti dell'universo e che contiene in sé un grande forza salvifica, e che può essere vista e vissuta solo oltre i confini del sensibile, contiene un carattere ambiguo:
da forza salvifica può facilmente tramutarsi in forza distruttiva.

La bellezza ha un carattere ambiguo 
ce lo ricorda anche Dostoevskij quando nella traduzione russa di quella frase la bellezza salvera' il mondo, nel testo originale leggo scritto
MIR SPASET KRASOTA'
che letteralmente significa
il mondo deve salvare la bellezza.
Un netto capovolgimento semantico della frase cui siamo abituati a sentire ma che ci da l'idea chiara del carattere ambiguo che la bellezza può contenere.

Oggi, come mai prima, l' immaginario, il simbolico, si traduce in opera d'arte anche attraverso una valorizzazione economica.
Di questo carattere ambiguo della Bellezza l'economia e, quindi, la politica (che oggi più che mai coincidono) ne sono consapevoli, e la bellezza, quale manifestazione dell'arte è spesso soggetta ad un suo uso strumentale, per ricavarne profitto, quindi potere economico e, con scopi demagogici, contribuisce a ricavare potere politico.
L'arte è principalmente una forma simbolica. Un tempo il simbolo nell'arte era l' equivalente occulto e misterioso di qualcosa di immateriale,
oggi il simbolo si è in certo senso «solidificato» diventando merce.
Dall'avvento della industrializzazione, dalla riproducibilità tecnica dell'arte, dal design alla moda alla pubblicità ecc ecc. ogni nostra azione, ogni oggetto realizzato, riveste un aspetto simbolico. Un processo che permette di individuare la presenza di un sistema simbolico anche oltre i confini stretti dell'arte, come nell'oggetto domestico come nel grattacielo, nella video-performance come nella pubblicità, nella moda ecc ecc.
Certo non dico che si dovrebbe tornare indietro, separando il campo del simbolo, dell'arte, da quello dell'economia, sarebbe impensabile, ma almeno potremmo sperare che in un futuro non tanto remoto, arte e economia, pur continuando a convivere, non rinuncino ad essere guidati da quel misterioso istinto che deve sopravvivere tanto nella merce quanto nell'opera di «arte pura»; e che è il solo a poterci guidare e proteggere nei labirinti simbolici per sancire il valore (autentico non solo economico) dell'arte.

Ma questo obbiettivo, di felice convivenza tra queste due dimensioni, a mio avviso, potrà raggiungersi solo quando l'artista diventa consapevole del suo importante e fondamentale dovere morale che è quello di rintracciare e rivelare agli altri la bellezza, che può solo farlo svincolandosi completamente dai meccanismi economici e politici i quali hanno tutti gli strumenti necessari per trasformare la bellezza in qualcosa di tremendo ed orribile.

L'artista, ovvero colui che ha il dono della natura di poter rivelare la bellezza, per essere tale deve prima di ogni altra cosa sentirsi leggero e libero di volare come quei due gabbiani.
Deve essere consapevole che quella leggerezza la può raggiungere solo con un incredibile sforzo anche fisico e che se non riesce a librare e a volare nel vento corre il rischio di diventare solo uno strumento per l'economia e per il potere politico di turno, vivendo una vita fatta di falsa leggerezza come quella di una piuma che lentamente cade, sprofondando nell'abisso della vacuità.

Grazie
M.S.
© copyright 2012

6 commenti:

  1. Complimenti Mario!
    No ci conosciamo personalmente ma, trovo il suo articolo profondamente umano, mi sento in linea con ogni parola da lei scritta....offre anche momenti di riflessione che di questi tempi non guastano, anzi!
    La poesia è altrettanto bella, mi sono sentita trasportata in questo viggio di emozioni!
    Complimenti ancora,
    a lei oggni Bellezza!
    :-)

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  2. sapevo che saresti andato lontano! Complimenti Mario!

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