venerdì 24 giugno 2011

La Principessa che viene dall'Africa.

INCONTRO 7una conversazione sul libro RACCONTAMI UNA STORIA. Storie di Donne, a cura di Rosaanna Pironti













La Principessa che viene dall'Africa

Intervento di Mario Scippa

C'è aria di cambiamento, di rinnovamento, da qualche mese sembra essersi riaccesa una speranza. Le organizzazioni femminili che questa sera sono intervenute qui al salotto, più tante altre diffuse sull'intero territorio nazionale, in particolare sembrano essere, con la loro trasversalità sociale e politica, uno degli stimoli per questa nuova speranza di cambiamento.

Il salotto è stato inaugurato il 2 Aprile, nel pieno della campagna elettorale. Per scelta non abbiamo voluto fare propaganda elettorale anche se non abbiamo mai nascosto il nostro orientamento critico e politico. All'inaugurazione dicemmo che il salotto voleva essere, nel nostro piccolo mondo, una risposta “politica” a quella frase del ministro dell'economia CON LA CULTURA NON SI MANGIA sostenendo che per noi la cultura non è qualcosa di strumentale per soddisfare un bisogno primario ma è essa stessa un nutrimento necessario per la mente e lo spirito, paragonandola all'acqua, ovvero al più necessario degli alimenti per il nutrimento del corpo.

Abbiamo avuto modo, questa sera di ascoltare diverse realtà di aggregazioni femminili che hanno come comune finalità quella del cambiamento e che sono accomunate tutte da una apertura verso l'altra metà del

mondo: quello maschile. Un particolare da non sottovalutare e che rendono questi movimenti ancora più forti e determinati differenti dagli storici movimenti femminili perché non chiusi all'interno dell'universo donna.

Lo stimolo per creare questa serata ci è stato dato dalla operazione che ha svolto Rosaanna Pironti, quella di mettere insieme decine e decine di scrittori e scrittrici attraverso il web far raccontare ad ognuno di loro una storia di donna e metterle insieme in una antologia, che poi sono diventate due. Ma è una operazione che potrebbe continuare all'infinito.

Mentre le nostre ospiti raccontavano le loro esperienze di aggregazione, nella mia mente si formavano immagini. Immagini di alcune donne che non sanno neanche cosa significa essere aggregate e far valere insieme i propri diritti o rivendicare urlando la propria dignità, rubata a volte dall'infame destino.

Io abito nella zona vesuviana, e ogni giorno la sera, per ritornare a casa, devo attraversare la zona Est di Napoli. L'ex zona industriale, quella che una volta era il cuore produttivo della città ed oggi è un luogo semi-abbandonato, con capannoni sventrati, fabbriche in disuso, terreni incolti, aree deposito di container cinesi. Una zona abbandonata ma che è molto trafficata di sera. Centinaia di auto con a bordo uomini di tutte le età, che si affollano sotto quell'intreccio di cavalcavia dei raccordi autostradali alla ricerca di carne femminile. E loro! Quelle ragazze. Ragazze africane, bellissime. Che nonostante sono trattate come animali da macello sembra, dai loro movimenti e dietro la paura che esprimono i loro occhi, conservare nonostante sia stata calpestata, qualcosa di prezioso, una sorta di immortale dignità.

Gli occhi di quella donna di quella Principessa, Africana.


Principessa Africana

Svetta la torre di fumo, spenta, di uno scheletro di ferro

arrugginito dal tempo. Cattedrale senza pareti. Austero,

elegante passo, sole rosso nel cielo nero colori tramutati col niente.

Mattoni, carcasse di macchine volanti, montagne di ciò non si usa più.

Muri di ferro, imbottiti di merce, nascono dal niente arrivano

dal mare dell'oriente,si fermano, invadono l'occidente.

Luogo di fabbrica, dimenticato da Dio.

Regno di topi, di affamati cani randagi, di sesso venduto.

Principessa africana, appoggiata ad un muro graffiato,

tracce di giovani uomini senza passato, cercano il futuro,

urlando coi colori.

Cerchio di nero fumo, il fuoco eterno rischiara la lucida pelle nera.


Nei suoi occhi l'Africa, tra le sue mani plastica.


Principessa Africana, elegante figura tra mostri di ferro e di carne, aspetta,

la sua anima è in Africa, nessuno la prenderà. Vestirà i suoi colori.

Il giorno verrà,

Canterà di nuovo la sua canzone.

M.S.© copyright2011

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