sabato 21 maggio 2011

18 Maggio INCONTRO 5 sul libro LE SEDUZIONI DEL DESTINO di CLAUDIO SESTIERI

Le seduzioni dell'identità in epoca digitale.

di Rossana Di Poce

Tra le discussioni accese ieri tra gli invitati del Salotto Letterario Antichità Scippa, quella relativa all'identità è stata forse la più suggestiva da sviluppare, almeno per me. Riprendendo le parole di Franz Cerami, digital artist, se il libro del regista Claudio Sestieri ( "Le seduzioni del destino") muove dal piano dell'identità temporale a cavallo tra gli anni Venti (quelli di Lang), degli anni '60 (Il disprezzo di Godard ) e il cinema moderno, cosa ne è dell'identità, per noi che viviamo l'epoca del digitale? E come questa illusione dell'immagine, ci riguarda e seduce tutti? Ci pensavo mentre Gino Malvone suonava al sax la melodia di Blade Runner (1982, dal libro "Il cacciatore di androidi" di P.K.Dick). La creazione dell'androide di Maria, magnificamente ideato da Lang in Metropolis (1926) ha dato il via all'immaginazione della fantascienza : robot, replicanti e androidi vengono tutti da quella suggestione.Per puro caso, ieri sera in tv (digitale) davano Frankestein Junior; in chiave comica (1974) la creatura di Mary Shelley (Frankenstein, o il moderno Prometeo 1818) che conobbe l'esordio cinematografico proprio nel 1931 (James Whale). È probabilmente grazie alla figura del "mostro" espressione della fobia dello sviluppo tecnologico, a fare la fortuna di quel romanzo, proprio perché affonda le sue radici nelle paure umane. La "creatura" Frankestain è l'esempio del diverso che origina terrore: osare la resurrezione. Poco tempo prima, il libro Dracula ( di Bram Stocker 1897 ) aveva incarnato in metafora, la perdita dell'egemonia aristocratica (il sangue-la terra).Creature inumane, diverse, identità altre erano al centro dei temi nella letteratura e nel cinema di quegli anni a cavallo tra la fin de siecle e la Prima Guerrra mondiale. Il mondo stava cambiando e le macchine prendevano spazio. L'identità umana, la sua individualità e il suo camuffamento (anche attraverso i social network) sono la nostra quotidianità. Averne solo paura, è ignorare il fascino che l'alterità ha sempre giocato, mescolata all'illusione della creazione, o forse al suo semplice esercizio nella fantasia. Ma oggi è in parte anche reale, e crea davanti ai nostri occhi l'illusione della finzione più sottile: il digitale, il tre-d e l'immateriale internet, assediano le nostre certezze su ciò che conoscevamo. Ci mettono in crisi, che in cinese è un ideogramma "scritto" con due significati contemporanei: pericolo e opportunità. A voi la scelta.

"Man ha made his match...now it's his problem" (Blade Runner)

(RdP)




Intervista all'autore o su dream Magazine, di Rosaria Pannico






Il cinema, che Magia.

di Mario Scippa


Cinema. Una sola parola per definire sia quel lungo, complesso e articolato, procedimento tecnico e creativo (scrittura, sceneggiatura, costruzione delle scene, riprese, montaggio, ecc ecc) che ci porta dalla parola scritta alla realizzazione di un universo concentrato in un tempo limitato molto breve (un'ora e mezza circa), nel quale ci immergiamo quando assistiamo alla proiezione di un film, e che tante volte continua ad appartenerci per sempre, che anche il luogo, lo spazio fisico nel quale, nel buio, avviene questa immersione.

Cinema, in quanti di noi, nei nostri ricordi, sentendo questa parola, viene evocato tanto una scena di un film, quanto un luogo, a prescindere dal film o dai film visti, ma un luogo dove abbiamo vissuto emozioni?

A Napoli ogni quartiere, fino a qualche anno fa, aveva il suo cinema. Era un po' come una antica piazza, una agorà dove, puntualmente almeno una volta alla settimana, gli abitanti del quartiere lo affollavano.

Ricordo il cinema Gloria, forse la prima multisala a Napoli, nei pressi di piazza Carlo III, il Bolivar, sulle scale che dalle Fontanelle, lato nord della Sanità, arrivavano al quartiere Materdei, e ancora il Santa Lucia, il Fiamma, e poi la grande cava di Tufo (di cui mi sono dimenticato di dire, nell'incontro precedente, che forse è stato l'unico intervento positivo nel riutilizzo di una cava a Napoli, ma oggi comunque in fase di trasformazione, pare in un supermercato o qualcosa del genere) sotto il palazzo Cellammare trasformato in un bellissimo cinema il Metropolitan, senza essere snaturata del suo enorme valore spaziale, e tanti altri.

Ma quello che mi è impresso nella memoria come Cinema è il Felix, in via Arena Sanità, a due passi da dove è nato il principe del cinema comico italiano, Antonio de Curtis, Totò.

Oggi tanti di questi luoghi hanno subito trasformazioni funzionali radicali, alcuni sono diventati supermercati, altri sale bingo, altri parcheggi, e quasi tutti i quartieri di Napoli hanno perso un altro “valore aggiunto” alla qualità della vita, che scade sempre di più a favore della massificazione, pensate alle enormi multisale che sono nate come funghi nei centri commerciali delle periferie tra Napoli e Caserta. Ogni volta che ci vado non riesco a vivere l'emozione del luogo così come la vivevo al Felix.

Mi ricordo che c'era come un copione scritto: era lo spazio e i suoi frequentatori gia uno spettacolo nello spettacolo.

Intanto, forse era un caso, forse era semplice concorrenza, ma quando la Domenica mattina c'era lo spettacolo delle 10.00, si sentivano le campane della vicina Chiesa che sembravano urlare per richiamare l'attenzione.

Mio nonno ci portava, me e i mie cugini, allo spettacolo della Domenica mattina, proprio a quello delle 10.00.

Si entrava, la Maschera era Don Luigi, un omone grosso con i baffi, con lo sguardo sempre crucciato, ma era un buon uomo, ci accompagnava dentro la sala.

Ci sedevamo su quelle poltroncine in legno con i sedili ribaltabili e i bracciuoli consumati.

Ogni volta, appena si abbassavano le luci c'era sempre qualcuno, sembrava sempre la stessa persona ma non ho mai capito chi fosse che puntualmente:

Sccccccccccccccc!

Alberto si alza. Gigino chiama: Anna dov'è?

Gennarinoooooooo, viena cà ce sta nu post!!!

Un urlo scocciato: uè guagliù! assettateve, statéve zitt!

miett' a'pellicola o'stuort'!

Buio, silenzio, poi...

Oscurità interrotta da un fascio di luce. Magia.

Silenzioso rumore, stanco, copre il festoso frastuono.

Il mistero del mistero, sogno, foro luminoso

che svela l'infinito.

Risate, schiamazzi, lacrime.

Dal vicolo oscuro, ancora, suono di campane, la luce.

Famiglie, anziani, giovani e donne. Occhi brillanti.

La mano del bimbo stringe quella del nonno

felice, meravigliato, inizia a sognare.

Altra giovane mano cerca, altra giovane mano aspetta.

L'istante!

Sussurri, commenti, risate,visi arrossati,

mani tremanti si stringono nel buio, fascio di luce

tremolante, svela la vita, sognata e vissuta.

Felix!

Angolo di paradiso, negato nell'inferno.

M.S.© copyright2011

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